mercoledì 15 ottobre 2008

TEPPISTI AGGREDISCONO UNIVERSITARI A FOGGIA

(AGI) - Foggia, 14 ott. - Cinque studenti universitari, tre israeliani e due foggiani, sono stati aggrediti da una quindicina di giovinastri incampucciati e armati di cinture. E' avvenuto ieri sera nelle vicinanze della parrocchia dell'Annunciazione alla Macchia Gialla, alla periferia di Foggia. Secondo le prime testimonianze, non si tratterebbe di un'aggressione di matrice politica perche' i teppisti gridavano ingiurie generiche senza alcun riferimento a nazionalita' o religione.
I cinque aggrediti avevano appena finito una partita a calcetto con altri studenti universitari foggiani quando sono stati accerchiati e presi a calci, pugni, cinghiate e bastonate. Medicati al pronto soccorso degli ospedali riuniti di Foggia, sono stati dimessi poco dopo.
I balordi se la sono data a gambe con l'arrivo della polizia che ha evitato il peggio. (AGI)

http://www.agi.it/bari/notizie/200810141952-cro-r012881-art.html

Come al solito i mass media escludono la matrice politica di questi episodi; non ci meravigliamo se anche questa volta gli aggressori vengono definiti "giovinastri", come se la loro vile azione possa essere giustificata come una ragazzata, come un eccesso adolescenziale che si può anche concedere perchè tanto la politica non c'entra niente. Minimizzare è la parola d'ordine che serve a rasserenare il clima e a non dare spazio, magari, alle "solite" manifestazioni contro lo squadrismo nostrano.
Noi non ci stiamo alla solita storiella preconfezionata; di sicuro gli incappucciati non hanno nozioni di teoria politica (e di sicuro neanche neuroni sufficenti) ma la dinamica dell'aggressione ha sicuramente matrice politica. Picchiare in branco (magari anche "ebrei") con cinture e bastoni non è pratica nuova, ed anche chi minimizza la conosce bene ma fa finta di niente. Tanto sono solo giovinastri...
rekkia

giovedì 2 ottobre 2008

Trattato sui postumi di una ronda

L’episodio: domenica notte, in viale XXIV Maggio, un ragazzo vaga senza una meta precisa. Ha bevuto, e questi sono affari suoi. Ma non è molesto, non disturba la pubblica quiete, non schiamazza. Ha in tasca qualche pennarello, forse anche una bomboletta spray. Ma non arreca fastidio al sonno del giusto che si gode la città. Una tranquilla città del sud, dove solo nell’ultima settimana la “Mala” ha fatto un morto e quattro feriti in tre diversi agguati. Il ragazzo ha i riflessi lenti. I due agenti della pattuglia lo individuano. Sono due felini, loro, agili e scattanti come in un film western. In pochi attimi sono addosso al protagonista della nostra storia. Una mano dietro la schiena, la faccia sul cofano della volante, la concitazione sedata con qualche colpo ben assestato, accompagnato da qualche epiteto gentile. In qualche secondo il giovane ha smesso di passeggiare baldanzoso, i tutori hanno vinto ancora, l’ordine è ripristinato. Segue l’accompagnamento in caserma. Il trofeo viene fatto accomodare e denudare. Non gli trovano nulla. Ma il gioco deve sempre valere la candela. E allora sono botte. Nei fianchi, sul torace, in faccia. Botte all’ubriaco, come passatempo per bilanciare una merdosa nottata di corvè. Gli altri carabinieri in servizio si uniscono alla pratica sportiva. È spassosa. E permette al tempo di passare velocemente, come un gioco da tavolo. Il ragazzo sbraita, incassa ma non ci sta. Chiama casa. Il padre arriva in un amen. Gli sbirri tornano galanti e servili, come in un servizio del tg1. Gente d’onore, in giro a rischiare il culo per noialtri perdigiorno. Gente tenace, che fa del suo meglio nonostante le paghe da fame, come dice Veltroni. Negano ogni addebito: il ragazzo è semplicemente agitato e se vuole fumarsi una bella sigaretta, loro sono disponibili anche a sorvolare sul divieto vigente nella caserma. Suo figlio ha precedenti, dice uno. E per dimostrare coi fatti la propria buona fede, straccia il verbale redatto. Il padre del ragazzo non abbocca: Siete stati poco furbi ad avergli lasciato tutti quei segni addosso. Il resto è storia d’avvocatura. Stop.

Immaginiamo le voci dei passanti: Non montate un caso dal nulla, adesso. Non buttatela sempre in politica. Il ragazzo era ubriaco…
E dunque? Dunque i due agenti della volante notturna avevano il sacrosanto dovere di sostituirsi alla patria podestà dei bei tempi e gonfiarlo di botte per riportarlo sulla retta via?
Vi rispondiamo pacatamente: evitate di romperci l’anima con questi sermoni. Che abbiamo la nausea di questi sceriffi pompati ad onore ed eroismo televisivo che sfogano la loro repressione in una scarica d’adrenalina sul primo cristo che gli capita a tiro. Nauseati dal lercio esercizio dell’abuso come unica affermazione di un potere effimero. Nauseati persino dal dover riferire con enfasi ciò che agli occhi di molti è pura prassi senza scalpore: un ragazzo ghanese ha denunciato i vigili parmensi per averlo pestato senza un perché. Quel che emerge e fa spettacolo, quel che affiora. Il resto è sepolto, come scorie tossiche. Ma tanto dovevamo, per coscienza e conoscenza: questo è successo a Foggia domenica notte. A 24 ore dall’ultimo delitto di mala. A 24 ore dall’appello delle forze di polizia: contro la mafia non bastiamo, ci vuole una rivolta morale della cittadinanza. Per l’appunto.

da "Laboratorio Politico Jacob
via Mario Pagano, 38 - Foggia
www.agitproponline.com"

mercoledì 10 settembre 2008

CRONACHE DI UNA VACANZA SOLIDALE





Una settimana a borgo mezzanone , in pieno Agosto, non è un pacchetto-vacanze molto gettonato nelle agenzie di viaggio. Si trattava di una esperienza di crescita e di lavoro volontario con bimbi e anziani autoctoni ma anche con migranti in attesa di richiesta d'asilo, di cui seppi qualche tempo prima parlando con gente del posto. Fu così che spinta da curiosità personale, umana ma anche di studio sono partita. Non che il tragitto fisico sia stato lungo , visto che sono appena 12 km dal capoluogo, ma , a posteriori, mi sembra di aver percorso una distanza mentale, un viaggio verso una frontiera (non un confine), dove mi aspettava un caleidoscopio in cui mille storie ed esperienze di latitudini diverse si incontravano e convivevano.
Eravamo 80 ragazzi dai 15 ai 30 all' incirca, provenienti da un pò tutta Italia e molta gente del posto, di età diversa, tutti accolti dalla parrocchia di S.Maria del grano. Contemporaneamente al nostro ariivo , proprio in quei giorni, si insediavano altrettanti 80 , ma soldati, per presidiare il centro per richiedenti asilo, a seguito del tanto discusso pacchetto sicurezza varato dall'attuale governo. E' stato come se una battaglia simbolica fosse stata combattuta su fronti ,ovviamente, diversi :da una parte camionette, mitra tirati a lustro, divise e gradi, dall'altra parte le armi erano parole e gesti, individuali e collettivi, all'insegna di un'idea diversa di accoglienza e di integrazione, quella che non passa da cancelli e documenti di riconoscimanto ma che riguarda la conoscenza reciproca , la circolazione e la condivisione di saperi , di conoscenze e di esperienze pratiche.
La mattina si tenevano tavole rotonde e dibattiti, alla presenza di persone impegnate in prima linea in scenari di guerra o in progetti di solidarietà dal basso. Il pomeriggio cominciavano le varie attività : assistenza e ascolto porta a porta di anziani , giochi con bambini del borgo , scuola di italiano per migranti , studio dei casi individuali di richiedenti asilo che si recavano allo sportello di ascolto della caritas (che ha l'obiettivo di facilitare l'orientamento nell'iter di richiesta di status di rifugiato) e ,infine, animazione con balli, canti ,giochi per adulti e bambini all'interno del "cara" (centro accoglienza richiedenti asilo). La sera iniziative di varia natura: partite di calcio interculturali, concerti, karaoke e cabaret auto-organizzati.
Seppure di stampo cattolico l'iniziativa si è caratterizzata dall'estrema apertura e tolleranza nei confronti delle varie confessioni e dei vari approcci alla religione. E' stato un laboratorio di idee e di iniziative inedite che , ammettendo la diversità come ricchezza , come presupposto per la consapevolezza del "noi" , hanno posto le basi per una sensibilità "altra" .
Una sensibilità o una auto- coscienza nuova che si manifesta non in un approccio caritatevole ma umano e CONSAPEVOLE , ispirata a un idea di società diversa che non tema l'eterogeneità culturale, ma , che, al contrario proprio in questa, veda la sua libertà e la sua forza , che sia trans-culturale , multifome , tante quante sono le forme di umanità.
Ora il prossimo appuntamento è per il week-end di capodanno, l'idea è quella di festeggiarlo all'interno del "cara" insieme ai rifugiati.
LAWEDRA

lunedì 21 luglio 2008

La triste storia degli uffici dimenticati

La Provincia paga piú di 50mila euro all´anno per locali che non usa. Una vicenda con nomi eccellenti che parlano di Teleradioerre e Partito Socialista


(di Enrico Ciccarelli)
La cosa che dispiace é dover tirare in ballo il nome di una famiglia irreprensibile e almeno tre ragazzi perbene che hanno sempre vissuto del loro e sono degni di ogni stima; ma la vicenda dei locali che la Provincia ha preso in fitto in via Telesforo dal direttore di Teleradioerre Euclide Della Vista e dai suoi fratelli non puó essere tralasciata o taciuta, specie dopo che l´affilata accuratezza di Antonella Caruso l´ha descritta sulle pagine del 'Corriere del Mezzogiorno´ (dal suo articolo ricaviamo la maggior parte delle informazioni contenute in questo commento).

I fatti possono riassumersi in breve: l´Ente Provincia, ritenendo di avere assoluto bisogno di quei locali per sistemare il proprio front office, decide di prenderli in fitto, non senza aver stabilito che i lavori di ristrutturazione saranno a carico del locatore e che per questo sarà fissato un canone maggiorato.

L´operazione, tentata nel 2006, salta per mancanza di copertura finanziaria. L´anno successivo, peró, ci si riprova: questa volta l´urgenza assoluta non é il front office, ma la Polizia Provinciale. Il canone viene stabilito a poco piú di quattromila euro al mese (ci sembra altino, per trecento metri quadri ma sapete com´é? Ci sono i lavori da fare...), il contratto dispone una durata di dodici anni (sei piú sei, in realtà) e la prima annualità, siccome poi dicono che siamo provinciali e siamo tirati (cfr. 'Totó, Peppino e la malafemmina´) viene versata in anticipo nelle tasche del fortunato locatore.

Come mai a Via Telesforo voi troverete solo delle serrande abbassate dall´aria triste?Semplice: perchè l´urgenza urgentissima non é piú cosí urgente. Un anno é passato e non solo la Polizia Provinciale é stata trasferita all´ex-Sicem, ma non una sola cazzuola o piallatrice é al lavoro nei locali del beneficato direttore. Cinquantunomila euro e rotti di denaro pubblico sono stati dati in cambio di non si sa cosa.

Il fatto é che purtroppo si sa, o almeno lo si puó intuire. Teleradioerre é una televisione da tempo infeudata al Partito Socialista e al suo padre padrone di Puglia, l´onorevole Lello Di Gioia, che ha indicato per la presidenza dell´Amgas l´editore dell´emittente Lanfranco Tavasci. Il funzionario della Provincia che firma il munifico contratto, sia pure nel solo ruolo burocratico di esecutore di una volontà politica, é il collega Micky De Finis, autorevole opinionista della stessa Teleradioerre e dirigente politico di rango del Partito Socialista, oltre che portavoce plenipotenziario di Lello Di Gioia medesimo. E socialisti sono due dei soli quattro assessori che soccorrono il presidente Stallone (in foto) nella riunione di Giunta in cui viene assunta questa delibera incomprensibile e sciagurata.

Un´operazione politicamente connotata, che non é solo un esempio di irresponsabile dissipazione di danaro pubblico, per il quale ci auguriamo che la magistratura contabile (quantomeno) prenda i provvedimenti del caso.

Siamo in presenza di un caso da manuale di distorsione politico-affaristico-mediatica, di cui vediamo un ulteriore esempio nell´assordante ed imbarazzato silenzio che ha fatto seguito all´articolo della collega Caruso: sappiamo che il presidente Pepe, con la dirittura morale che gli é propria, ha dettato condizioni ultimative per riportare la situazione a standard minimi di decenza; ci attendiamo che siano attivati immediatamente tutti i meccanismi utili a ristorare l´amministrazione e i cittadini dal danno economico ingiustamente subito.

Gradiremmo anche sapere su quali basi é stata determinata la congruità del prezzo di locazione (se fosse stata omessa la stima degli uffici competenti ci troveremmo in presenza di ipotesi ben piú gravi e preoccupanti). Ci aspetteremmo un atto di responsabilità e di sensibilità, o almeno di chiarimento, da parte di Euclide Della Vista e di Teleradioerre, ma temiamo fortemente che rimarremo delusi. Siamo curiosi di sapere se l´occupazione socialista di Palazzo Dogana, direttamente attraverso assessori e funzionari, o indirettamente attraverso il presidente Stallone, ha prodotto molti atti similari, e quanto possono essere costati al pubblico erario.

Chiediamo alla nuova amministrazione, innocente dell´accaduto, un gesto di discontinuità ed un chiaro segno di bonifica del sottobosco clientelar-medatico che ha ricevuto come (pesante) eredità.

http://www.foggiaefoggia.com/news/dettaglio.asp?id=9320

venerdì 4 luglio 2008

"Sì ai rifiuti campani, ma mai nelle discariche"

Diktat della Regione a Bertolaso
"Sì ai rifiuti campani, ma mai nelle discariche"
di Piero Ricci
«Dobbiamo aiutare la Campania ad uscire dall´emergenza, ma questo non può essere un alibi per aiutare gli amici degli amici, non vogliamo che l´emergenza diventi il luna park dei furbi»: il governatore pugliese, Nichi Vendola, tiene dritto il timone del piano rifiuti e tiene alla larga i rifiuti campani dalle discariche pugliesi. «Non vorrei che col pretesto dell´emergenza, si riempissero cave, si chiedessero ampliamenti che possono solo stravolgere la tempistica del nostro ciclo dei rifiuti».

La filosofia di fondo della Regione Puglia nel faccia a faccia con Marcello Fiori, uno dei quattro direttori generali che lavorano col sottosegretario all´emergenza rifiuti in Campania, è in una battuta di Vendola: «Il nostro sottosuolo non si tocca». Scordatevi le discariche, insomma. Ma lo dice a suocera perché nuora intenda. E le "nuore" in questo caso sono i privati, gli imprenditori dei rifiuti che hanno fiutato l´affare. «Le sette sorelle», le ha ribattezzate, appena finito l´incontro tecnico tra Regione e i tecnici del sottosegretario all´emergenza rifiuti in Campania. «I rifiuti campani che siamo disposti ad ospitare - ha detto Vendola - vanno bruciati nel termovalorizzatore e se serve possiamo anche bruciarne di più di quelli già bruciati, ma a condizione che vengano ridotte le quantità di rifiuti che a Massafra bruciano il Veneto ed le altre regioni del Nord. Questa - aggiunge il presidente pugliese - è una delle ipotesi che ho prospettato al governo».

E il governo si tiene buona la Puglia sul fronte rifiuti. Anche su quello, oggi, più caldo del Subappennino dauno dove passano i camion della monnezza per scaricare nella discarica di Savignano Irpino. All´ordine del giorno della riunione presso la presidenza della Regione, c´è soprattutto questo. «La nostra posizione è identica a quella della Regione Puglia, che è l´unica regione che in tutte le circostanze ha consentito alla Campania di soffrire un po´ di meno. Per questo è doveroso che tutto ciò che accade in Puglia sia concertato con le amministrazioni locali», dice subito Fiori, prima di cominciare la riunione con Losappio, il direttore generale dell´Arpa Puglia, Giorgio Assennato, i rappresentanti della prefettura e della Provincia di Foggia, il comandante della guardie provinciali di Foggia e tecnici della Regione Puglia.


Alla fine dell´incontro durato un paio d´ore, è Losappio a spiegare che firma non c´è stata e che la Puglia ha subordinato la sua adesione a tre condizioni. «Intanto entro 15 giorni - spiega Losappio - terminerà il transito di camion vuoti sulle strade pugliesi provenienti da Savignano. Già erano stati bloccati i camion pieni diretti in discarica; entro il 17 luglio non passeranno dalle strade del Subappennino quelli che hanno già sversato».

Ma sul tavolo col governo, la Puglia ha ottenuto che i tecnici dell´Arpa possano effettuare i controlli nella discarica di Savignano per verificare la natura dei rifiuti smaltiti. «Abbiamo ricevuto rassicurazioni dalla Protezione civile che si tratta solo di rifiuti solidi urbani - spiega l´assessore pugliese - ma vogliamo che i nostri tecnici possano approfondire i controlli. Saranno necessari accordi, che vogliamo avviare, con Arpa Campania. Il decreto ministeriale di avvio di Savignano prevede anche rifiuti pericolosi, ma vogliamo solo rifiuti solidi urbani». Infine la bonifica della discarica di Difesa Grande ad Ariano Irpino, l´altra che sorge ai confini con la Puglia e che desta allarme. «Quella discarica dovrà essere bonificata dopo l´inserimento dell´impianto tra i siti di interesse nazionale da parte del ministero dell´Ambiente», conclude Losappio dopo aver saputo da Fiori che il sottosegretario ha già sollecitato in tal senso il ministero dell´Ambiente.
(03 luglio 2008)
http://bari.repubblica.it/dettaglio/S%C3%AC-della-Regione-ai-rifiuti-campani-da-bruciare/14830
45?ref=rephp

martedì 1 luglio 2008

Note a margine di un presidio antifascista



Di presidi se ne fanno tanti. A decine, ogni anno, per i motivi più disparati.
Eppure stavolta abbiamo la presunzione di dire che è stato diverso.
Diverso per noi, per coloro che l´hanno preparato, indetto, organizzato e animato.
Perché prima di essere una prova di forza, un complicato esercizio algebrico, una miserabile gara all´egemonia forzata; prima di ogni altra cosa è stato un messaggio: non abbiamo alcuna intenzione di farci intimidire, e men che meno abbiamo voglia di vivere in una città compartimentata, con zone e frangenti off-limits.
Per dirlo non c´era bisogno di acconciarsi a tristi, mesti, contriti; di dimostrarsi ortodossi nell´accumulo di sfighe, di salire sul piedistallo e spacciare pedagogia tagliata male e potenzialmente letale.
Così abbiamo festeggiato. Ci siamo festeggiati in una piazza dove tutti, dai passanti ai genitori in carrozzino, dai bambini fino al venditore di birre all´angolo, hanno gradito la nostra presenza. E ce l´hanno fatto capire chiaramente. Partecipando. Dove la musica l´ha fatta da padrona assoluta, dove la voglia di stare insieme e testimoniare il nostro disprezzo per le pratiche neofasciste ha accomunato quegli stili differenti di gioventù che fanno la gioia delle riviste di settore.
Foggia non è Verona e non lo diventerà.
Ma i segnali di fumo vanno interpretati e tenuti in debita considerazione. Sempre. Senza sottovalutare nulla, senza fare spallucce, senza credere che non ci riguardi. L´indifferenza, in certe situazioni, è il miglior alleato dello squadrismo.
Un´aggressione, qualche settimana fa: un´aggressione vile, come tutte quelle di cui si rendono protagonisti i camerati. Per stile e per attitudine morale. In sette/otto contro un singolo, in piena notte e in pieno centro. Dopo una serata trascorsa a provocare, ad insultare, ad irridere chiunque passasse nei loro paraggi. Un pestaggio liberatorio come tanti, nelle intenzioni. Senza conseguenze. Che invece si è rivelato un poderoso strumento di indignazione. Un tam-tam continuo ha percorso la città, altri episodi equivoci sono venuti a galla. Gente diversa, diversissima, ha condiviso l´idea che stavolta hanno esagerato. Un´infamia è un´infamia. E anche qualcun altro deve essersene accorto, a giudicare dalla lodevole gara dapprima a negare, poi a prendere le distanze ed infine - e siamo nel ridicolo! - a condannare il gesto da parte di singoli, di gruppi e partiti della destra estrema. Ma i fatti restano tali e portano a schierarsi. A prendere posto dietro l´ideale barricata. A farsi partigiano.
Il presidio di ieri è stato un primo atto, simbolico e pacifico, di un aggregato che mira a diventare stabile. Nelle iniziative, nei contatti, nella velocità d´intervento. Le premesse, maturate in queste ultime settimane assembleari, sono buone. Più che buone. Chiunque non abbia i paraocchi identitari troppo stretti ha ben compreso che quella unitaria è la risposta a molte domande insolute.
Avanti Foggia Antifa.
29/06/2008 - Ciammarucaantifa

venerdì 27 giugno 2008

Presidio Antifascista "Fermiamo la violenza squadrista"


Sabato 28 giugno. A Foggia, dalle 19, a piazza Del Lago, Presidio Antifascista "Fermiamo la violenza squadrista"
myspace.com/ciammarucaantifa

UN NUOVO RAMO PER I PROGETTI UMANITARI NEL MONDO


San Giovanni Rotondo - Dopo tre anni di successi in ambito culturale l’associazione “Cambio rotta” si prepara ad una nuova sfida. “Oltre le frontiere” è la divisione creata per sostenere progetti umanitari nel mondo. Già presente l’anno scorso in Brasile per supportare logisticamente ed economicamente alcune realtà svantaggiate, ha ora in programma nuovi viaggi. 8 agosto e 27 dicembre le prossime date; la prima in Tibet dove una delegazione di “Cambio Rotta – Oltre le frontiere”, insieme ad un container di aiuti umanitari, porterà il proprio supporto; e l’altra in un ambulatorio medico presso le suore canossiane dove si effettueranno - a Kampala in Uganda - interventi di chirurgia orale ad oltranza. L’associazione collabora anche con realtà locali tra cui l’ITCA, l’istituto terziario cappuccini dell’addolorata che, da oltre 50 anni, forma i giovani provenienti da tutto il Gargano. Insieme al rettore dell'ITCA Padre Antonio Zoccano si sta lavorando alla costruzione di un presidio medico nelle Filippine, nel villaggio dove da anni i cappuccini terziari operano per il settore umanitario. “Confidiamo nell’aiuto dei sangiovannesi e non solo – ha detto il presidente Antonio D’Apolito – affinché anche un piccolo contributo possa dare supporto e sollievo a chi è meno fortunato di noi. Chiediamo l’aiuto a tutte le associazioni locali dello stesso settore con la speranza di future collaborazioni. Solo insieme è possibile realizzare grandi cose.” Domenica 29 giugno l’associazione sarà presente in piazza dei Martiri a San Giovanni Rotondo con uno stand per incontrare i cittadini ed illustrare i progetti futuri. Nell’occasione verranno distribuiti gratuitamente libri. Sarà possibile associarsi ed acquistare, al prezzo simbolico di 1 euro, la t-shirt dell’associazione (Il Grecale/Marianna Alicino).

giovedì 26 giugno 2008

Lavoro nero e migranti: un binomio moderno tra ricattabilità e sfruttamento


In tema di lavoro e di diritti del lavoro si sa che la Capitanata non è una stella che brilla ; anche se nel cielo del mondo del lavoro le stelle sono rare e lontane. Qui , dove già parlarne è , per certi versi, argomento tabù, è il lavoro nero, quello sottopagato e sfruttato, che la fa da padrone. Ci sono interi settori dell'economia sommersi, è questo, da una parte, vuol dire lauti guadagni per i caporali senza scrupoli e per gli imprenditori locali, ereditieri dell'antica mentalità latifondista ; dall' altra significa sfruttamento, precarietà, ricattabilità per chi con quel lavoro prova a viverci . Questo fenomeno, noto "herpes" locale, oggi riemerge prepotente e impunito, potendo attingere ad un "sarbatoio umano" sempre più vasto e disperato: in primis , ovviamente, quello dei migranti, disperati e ricattabili per eccellenza. Se n'è parlato ieri (25 giugno, nda) alla sede della CGL di Foggia, alla presenza di rappresantanti sindacali di categoria e di rappresentanti del circolo interculturale "BAOBAB" in una conferenza dal titolo: Lavoro e migranti . I settori più "neri" sono quello edile e quello agricolo , cantieri e campi sono i luoghi privilegiati dello sfruttamento, off limits per diritti del lavoro. Per quanto riguarda il settore agricolo esistono veri e propri tariffari "neri" su base " etnica ": si parte da 33 euro al giorno per gli italiani, 25 per i polacchi, 20 per i rumeni, fino a 2 euro " a cassone" per gli africani.
A seguito della legge contro il lavoro nero promossa dal governo Prodi, e a seguito dell' intensificazione dei controlli di polizia e ispettori del lavoro, gli imprenditori locali hanno fatto "emergere" parzialmente I propri lavoratori , registrando i loro nomi all'elenco anagrafico dell' IMPS. I datori dichiarano pochissime giornate lavorative , negando ai lavoratori la possibilità di usufruire di un minimo di previdenza sociale ( che scatta dopo 51 giornate). Attraverso questi è, però, possibile rilevare un' aumento degli stagionali stranieri da 4.986 a d oltre 15.000. Nel settore edile, invece, la gran parte dei lavoratori sono ancora autoctoni, solo 1000 sono i censiti stranieri nel settore , anche se si stima che ci siano altre 4000 lavoratori fantasma, soprattutto nelle cave di Apricena. Alle pessime condizioni di lavoro e salariali si deve aggiungere l'enorme emergenza abitativa per gli stranieri, che il più delle volte vengono alloggiati in case abbandonate, senza gli standard minimi di vivibilità (acqua e luce sono lussi inaccessibili).
Dall' incontro è emerso anche un fanomeno in crescita, quello della compravendita dei permessi di soggiorno stagionali. Dai paesi d'origine, attraverso loschi intermediari (i cosiddetti sponsor previsti dalla Bossi- Fini) , si possono aquistare a cifre astronomiche, che partono da 2.500 fino a 7000 euro, permessi e ottenere contratti di lavoro con tanto di vitto e alloggio incluso . Al momento dell' arrivo in Italia i migranti scoprono l'inganno, i fantomatici datori di lavoro e gli intermediari sono irreperibili e i documenti falsi. Dopo 8 giorni dall' arrivo e se non si ha un lavoro comincia ,per la legge, la triste via della clandestinità . Questo status è necessario al mercato del lavoro, sempre più al ribasso in meteria di diritti e salario. Clandestinità e lavoro nero sono un binomio sempre più necessario in tempi di crisi economica, e la paura dei "clandestini" , la paranoia collettiva della sicurezza, instillata nella gente oltre ad essere un' efficace strategia di distoglimento da argomenti scomodi , è anche
un comodo sotegno popolare per perpetuare una spirale di ricattabilità e sfruttamento necessaria a risollevare le sorti di un' economia sgangherata e irrazionale.

Lawedra

Foggia: torna in libertà uno dei presunti boss della faida del Gargano


E' stato scarcerato oggi Armando Libergolis per decorrenza dei termini di custodia cautelare. L'allevatore di 33 anni di Manfredonia, è uno dei presunti boss protagonisti della faida del Gargano. I termini di detenzione preventiva scadranno anche per altri due presunti assassini e per un presunto pusher. Gli imputati furono coinvolti nel giugno 2004 in un blitz dei carabinieri in cui i militari smantellarono con un centinaio di arresti i clan protagonisti delle diverse faide mafiose del Gargano. Quella che coinvolge la famiglia Libergolis da una parte e i Primosa-Alfieri dall’altra, nemici storici, ha prodotto a Monte Sant'Angelo 35 omicidi in trent'anni. Oltre a Libergolis, accusato di cinque omicidi, traffico di sostanze stupefacenti e armi, tornerà in libertà Giovanni Prencipe, accusato di due omicidi, associazione mafiosa e traffico di droga. Prencipe resterà comunque in carcere per un altro omicidio. Liberi anche Giovanni Cirella, accusato di un omicidio e di associazione mafiosa, e Vincenzo Padula, accusato di spaccio di sostanze stupefacenti. Tre anni fa i quattro furono rinviati a giudizio. Sono ora imputati dinanzi alla Corte d'assise di Foggia.Tra un mese circa toccherà invece al foggiano Gennaro Giovanditto essere scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare, accusato di aver compiuto 13 omicidi nel corso della sanguinosa faida del Gargano. Giovanditto è ritenuto un sicario del clan Libergolis nella faida di Monte. Il nome di Giovanditto si aggiungerà a quelli dei quattro imputati, tra cui tre presunti assassini, che sono tornati in libertà oggi. Per questi imputati, arrestati circa quattro anni e fa, è ancora in corso dinanzi alla Corte d'assise di Foggia il processo di primo grado. Tra circa un mese lasceranno il carcere una decina di imputati. Tra questi Franco Libergolis, fratello di Armando, accusato di due omicidi, associazione mafiosa, estorsioni e spaccio di sostanze stupefacenti. (Il Grecale)

Terza ondata di controlli all'Ilva di Taranto

Comunicato Stampa

Oggi abbiamo vissuto una giornata particolare. L'Arpa Puglia stava
effettuando il monitoraggio del camino E312 per rilevare la diossina.
Fissando lo sguardo su tale camino le emissioni erano chiare e apparivano
fortemente diluite. Tutt'intorno invece apparivano emissioni opache e
diffuse che fuoriuscivano non dai camini ma dai punti più vari degli
impianti.

Ad esempio dall'impianto dell'agglomerato "sbuffavano" fuori fumi opachi e
densi mentre da camino E312 uscivano fumi bianchi e diluiti.

Oggi ciò che abbiamo visto lo abbiamo filmato con lo scrupolo del regista:
questo scenario è in un video che documenta fin nel dettaglio quanto
diciamo.

Questo ci porta a tre convincimenti.

Primo: occorre un controllo chimico in continuo delle emissioni
industriali, 24 ore su 24, rendendo pubblici i dati, e riteniamo questo
punto imprescindibile per concedere l'AIA, ossia l'autorizzazione a
produrre.

Secondo: occorre un controllo visivo delle emissioni di tutti i punti
critici dell'area industriale anche con riprese notturne mediante
telecamere con tecnologia all'infrarosso, in particolare sul piano
coperchi della cokeria.

Terzo: occorre in particolare avere un controllo non solo delle emissioni
convogliate tramite i camini ma anche di quelle diffuse e fuggitive, ad
esempio utilizzando la tecnologia di rilevazione laser messa a punto da
CESI-Enel. Ossia non basta controllare i camini se poi i fumi "fuggono" da
svariati punti di perdita in modo incontrollato.

L'Arpa Puglia sta svolgendo un lavoro estremamente impegnativo. I suoi
tecnici e il Direttore Generale stanno lavorando con abnegazione e grande
competenza. Tutta la città dovrebbe sostenere l'Arpa in questo imponente
sforzo di acquisizione di dati, in condizioni difficilissime.

Ma occorre lealtà: se si fanno uscire i fumi lì dove non ci sono controlli
diretti, l'Arpa ha il compito di controllare tecnicamente, alla politica
spetta il compito di protestare e di indignarsi.


Biagio De Marzo
Alessandro Marescotti
di
PeaceLink
http://www.peacelink.it
http://www.tarantosociale.org

mercoledì 25 giugno 2008

Storie dal Borgo: la triste realtà di chi necessita aiuto

Arrivare in Italia con la speranza di una vita migliore. A volte semplicemente con la speranza di vivere, in fuga dalla propria terra; lasciata per scampare a guerre e violenze.
La speranza di vivere meglio. Ma soprattutto la speranza di arrivare. Perché se il sogno di venire in Europa per ricominciare una vita non è semplice da realizzare, già il primo passo, arrivare appunto, è spesso una chimera.
Siamo stati a Borgo Mezzanone, nella Parrocchia della Madonna del Grano.
Qui lavora don Domenico, che insieme alla Caritas, si offre da ponte tra i richiedenti asilo del CPA e il mondo esterno. E’ infatti qui che molti “migranti” da paesi in guerra vengono “accolti” dopo l’approdo a Lampedusa. La Caritas funge da centro ascolto e punto informativo per quanti, non conoscendo la nostra lingua e la nostra burocrazia, hanno difficoltà finanche a compilare la richiesta per ottenere lo status di “rifugiati politici”.
E proprio qui abbiamo ascoltato la storia di un ragazzo liberiano, giunto in Italia due settimane fa. La sua barca, con circa 60 persone a bordo, è riuscita ad approdare sulle coste di Lampedusa. Un’altra, partita insieme alla prima, non ce l’ha fatta. Riuscire a salire su queste barche è di per sé un ‘impresa. Oltre a dover avere i soldi necessari per “comprare un biglietto” (che solitamente si aggira sopra i 1000 euro), bisogna attendere che una barca sia disposta a partire. Per questo biglietto ci dicono che di solito ci si vende i mobili e anche la casa. Il ragazzo della Liberia ci racconta che ha dovuto aspettare in Libia (è da lì che partono quasi tutte le imbarcazioni) tre mesi, in stato di clandestinità, costretto a nascondersi per evitare di essere mandato indietro a casa.
Arrivare qui a Borgo Mezzanone è quindi già un mezzo miracolo. Una volta qui e compilata la richiesta, bisogna tenere un colloquio con una Commissione (della quale fanno parte, tra gli altri, un Alto Funzionario Onu e il Prefetto di Foggia) che valuta caso per caso, se concedere o meno l’asilo politico. I principi valutativi sono molto arbitrari. Ad un richiedente gli è stato chiesto di disegnare la banconota da 10 dollari del suo paese.
Se la Commissione non da l’OK, i “migranti” vengono trasferiti nei CPT, dove si può restare in attesa di rimpatrio anche per diciotto mesi. Diciotto mesi di “prigionia”, visto che non è possibile allontanarsi dalla struttura, prima di un “rientro a casa” che in molti casi significa oppressione, violenze, miseria e non ultimo la morte.

Giuseppe Barrassi

lunedì 23 giugno 2008

Mega discarica Deliceto, il Wwf interviene nel procedimento penale

Foggia- Il WWF Italia interviene nell’ambito dell’operazione denominata “Black River”, condotta dall’Arma dei Carabinieri NOE di Bari e dal Comando Provinciale di Foggia coordinati dalla Procura della Repubblica di Foggia, relativa alla scoperta della mega discarica sul fiume Cervaro tra Deliceto e Castelluccio. È stato comunicato alla stessa Procura con un atto giudiziario di significazione la propria qualità di parte offesa nel procedimento penale a carico di Rocco Bonassisa e altri. Il WWF ha proceduto alla nomina del proprio difensore, l’avvocato Angelo Pasquale Masucci di San Severo, conferendo ogni facoltà di legge affinché compia anche accertamenti nell’ambito dell’indagine difensiva ai sensi delle leggi vigenti, anche attraverso sostituti, investigatori privati e consulenti tecnici. La risoluzione del WWF deriva dalla constatazione della gravità dei reati contestati: disastro ambientale, traffico illecito di rifiuti, deviazione di acque.
Appare il più grande disastro ambientale d’Italia e, pertanto, il WWF, che persegue fini, tra l’altro, “di conservazione della fauna, flora, foreste, paesaggi, acqua, suolo e altre risorse naturali“, si considera rispetto a tali fatti parte offesa e, pertanto, legittimata a svolgere, nei limiti di legge, le proprie richieste ed istanze istruttorie anche in previsione di un’eventuale futura costituzione di parte civile.


http://www.ilgrecale.it/main/index.php?option=com_content&task=view&id=2560&Itemid=43

MIGRANTI A BORGO MEZZANONE: FRA LATITANZE DI STATO E SOLIDARIETA' DAL BASSO. IL PUNTO DURANTE LA GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO.



In tempi bui, in cui il rispetto dei diritti umani è violato in nome della sicurezza, in cui gli impegni di solidarietà internazionale vengono stralciati in nome di urgenti misure restrittive a livello europeo , mentre i media strumentalizzano il fenomeno e alimentano sentimenti xenofobi e odio razziale , la giornata mondiale del rifugiato , il 20 giugno scorso, è diventata un'occasione per fare luce e chiarezza su una delle questioni più spinose e controverse degli ultimi 10 anni. Si dimentica il più delle volte che coloro che bussano alle porte del fortino-Europa sono persone che scappano perchè non hanno scelta, fuggono da guerre, persecuzioni, violazioni dei diritti umani e che nei loro confronti gli stati europei, fra cui l'Italia, hanno degli obblighi sottoscritti (v. trattato di Ginevra). In Italia sono circa 28 mila i richiedenti lo status di rifugiato. Anche la Capitanata è meta di centinaia di rifugiati e anche qui, in occasione della Giornata Mondiale, ha avuto luogo una serie di incontri, tra cui una tavola rotonda presso la chiesa di S. Maria del grano a Borgo Mezzanone . Qui, a 13 km da foggia sono circa 300 i trattenuti nel discusso centro di prima identificazione di Borgo Mezzanone. Ma non tutti in attesa di asilo.
Questo è uno dei 3 centri in Italia che hanno,sulla carta, finalità completamente diverse dai CPT e sono stati introdotti dalla legge Bossi-Fini per accogliere e identificare gli stranieri che arrivano in Italia in fuga da guerre e persecuzioni e che vogliono presentare domanda di asilo nel nostro Paese. In realtà qui viene raccolto anche "l'esubero umano" dei veri e propri cpt (di Lampedusa e Lecce in primis), nonostante non abbia le strutture e le "misure di sicurezza" necessarie per svolgere questi compiti. La differenza fra CPT (centro permanenza temporanea ,nda) e CPA (centro prima accoglienza) è assai sottile , nonchè molto vaga per legge.
Alcuni episodi confermano l'equivalenza e le terribili condizioni di vita per i migranti:
a fine maggio 2004 la prefettura di Foggia negò l'accesso al campo a una delegazione di Medici Senza Frontiere, in nome di un articolo ( articolo 21, comma 7 del DPR 394/99) che riguarda la normativa relativa ai CPT.
Nel 2003 venne sollevato dall'incarico un ispettore di polizia , Michele Pellegrino, ufficialmente per la responsabilità della fuga di 13 cingalesi ( in realtà allontanatisi prima dell'inizio del suo turno), che aveva denunciato il trattamento disumano degli stranieri nel centro che lui stesso definisce un lager, in cui mancavano anche le più essenziali cure mediche. Lui, responsabile della sicurezza, contestò l'ordine di contare gli immigrati ogni sei ore , che costringeva a svegliarli anche nel cuore della notte, e in una intervista ricorda che una volta i servizi sociali segnalarono che gli ospiti del CPA erano stati numerati con delle scritte sul braccio fatte con il pennarello !!!
Il 31 agosto del 1999 un mezzo delle forze dell’ordine investì , all’interno del centro d’accoglienza, due adulti e un minore. Un uomo venne ucciso. La Croce Rossa – che gestisce il centro – negò la veridicità della notizia, dicendo che c'era stato solo un ferito. La Silp-Cgil (sindacato di polizia) confermò che il morto ci fu e si chiamava Kamber Dourmishi, nato a Pristina nel 1960. Bastava andarsi a leggere il referto n°1220. La notizia è datata ma significativa dello stato di diritto in questo contesto.
Si tratta di lager moderni in un paese che si dice civile e avanzato, nessuno sembra saperne un granchè, anche perchè l'accesso è ristrettissimo e le notizie filtrate.
Quello, però, su cui latita e manca di responsabilità lo Stato, diventa una prova della solidarietà dal basso, quella invisibile e anonima partecipazione umana e morale , che parla attraverso impegni diretti , anzichè chiacchiere .
Con la massiccia presenza dei diretti interessati (una ragazza nigeriana ha anche ricordato la sua esperienza, la guerra, le violenze e infine il suo "viaggio della speranza") , la tavola rotonda è stata un momento di incontro e socializzazione "interetnica" (è seguita anche una cena sociale a base dei piatti tipici dei paesi di provenienza) ma anche la circostanza adatta a render noti i risultati delle varie iniziative e per fare il punto della situazione.

* Dal 2004 è attiva la "Casa Speranza", che con il finanziamento del comune di Foggia e di anonimi donatori, è una struttura-dormitorio in un podere affittato, che ospita , a rotazione, 14 migranti, che ottenuto lo status di rifugiato, hanno bisogno di "una sponda solidale" per cominciare a costruire la loro vita in Italia.
* Uno sportello interculturale che offre gratuitamente orientamento e informazioni legali ma anche assistenza medica e psicologica (spesso si tratta di superare traumi passati enormi) .

* Campi estivi per giovani motivati per organizzare animazione estiva per tutti .

E' solo uno scorcio della rete solidale nella nostra provincia, invisibile a molti italiani , che, attraverso l'impegno disinteressato di molti, sopravvive in un contesto giuridico ostile e in un contesto sociale difficile, quello delle campagne del foggiano, in cui i migranti sono solo "carne da macello", schiavi moderni senza l'ombra di un diritto.

LAWEDRA

venerdì 20 giugno 2008

BORGO MEZZANONE E MANFREDONIA FESTEGGIANO LA GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO


Due incontri per celebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato nella provincia di Foggia, oggi venerdì 20 giugno, nei comuni di Borgo Mezzanone e di Manfredonia. Il primo incontro, una tavola rotonda dal titolo "Protezione umanitaria: diritto o dovere?”, si è tenuta stamani a Manfredonia alle 12,30 presso l´aula consiliare di Palazzo San Domenico a cui hanno partecipato l´Assessore ai Servizi Sociali di Manfredonia Paolo Cascavilla e i referenti delle associazioni che gestiscono i progetti d´accoglienza in Capitanata: l´associazione P.A.S.E.R. di Manfredonia, l´ARCI Provinciale di Foggia e l´associazione di Promozione Sociale “Mondo Nuovo”. All´appuntamento presenzieranno i richiedenti asilo politico presenti sul territorio e verranno presentate le iniziative che ogni associazione metterà in atto, città per città, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato. Inoltre sarà presente in Piazza del Popolo il camper del progetto “Solidarietà in movimento” che ha iniziato proprio in questi primi giorni di stagione estiva il suo tour nelle campagne di Capitanata portando assistenza sanitaria e svolgendo attività di prevenzione e di collegamento con altri presidi assistenziali a favore dei rifugiati e richiedenti asilo presenti sul territorio. La seconda tavola, dal titolo “Il rifugiato, tra dignità e solidarietà”, si terrà presso la parrocchia di Borgo Mezzanone (nel chiostro interno), alle ore 19.30. Tra gli ospiti ci saranno Cristina FRANCHINI, rappresentante UNHCR nel centro polifunzionale della Prefettura di Foggia, Arcangelo MAIRA, missionario scalabriniano e direttore ufficio “Migrantes" e alcune persone che porteranno testimonianza della loro storia di rifugiati. Seguirà alle 21.00 presso la “Casa Speranza” la proiezione di un video clip e il buffet multietnico. La Giornata Mondiale del Rifugiato è stata dedicata quest´anno dall´Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati al tema della protezione, intesa sia come difesa del diritto d´asilo sia come riparo e aiuto umanitario. Milioni di persone in tutto il mondo, infatti, sono costrette ad abbandonare la propria casa, la propria terra, spesso i propri familiari, a causa di guerre, violenze e persecuzioni. Gli stessi sono poi vittime di sentimenti ostili che talvolta degenerano in razzismo e xenofobia perfino nelle società più sviluppate, trovandosi ad affrontare oltre all´intolleranza che li ha costretti alla fuga, una nuova intolleranza nel paese d´asilo che mina la loro integrazione e rende la loro vita ancora più difficile. Il Comune di Manfredonia dal 2004 ha avviato un progetto di accoglienza nell´ambito della rete S.P.R.A.R. per rifugiati politici che ha ospitato finora ben 60 beneficiari provenienti da varie parti del mondo. Nell´occasione sarà fatto il punto sui primi anni di attività di questi progetti d´accoglienza e verrà anche presentata ufficialmente la Carta dei Servizi per i Migranti di Borgo Mezzanone, realizzata in maniera congiunta da Prefettura di Foggia, Provincia di Foggia e Comune di Manfredonia con la preziosa collaborazione del Ce.Se.Vo.Ca. di Foggia. La Carta, che verrà distribuita gratuitamente in 7000 copie, comprende tutti i servizi gratuiti a disposizione dei migranti sia nel centro di prima accoglienza gestito dalla Croce Rossa presso l´ex aeroporto militare, sia tutti i servizi esterni al Centro e situati proprio nella borgata.

Morena Ruggiero

giovedì 19 giugno 2008

A Foggia tunisino ucciso e legato a palo


La violenza non si interrompe, ancora un' immigrato stagionale ucciso nelle campagne del foggiano...


Mustafà Nouaili, 49 anni era regolarmente residente e lavorava come bracciante agricolo stagionale. E' stato picchiato o ha avuto una colluttazione con qualcuno, poi è stato ucciso
ORDONA (FOGGIA) - Il cadavere di un cittadino tunisino, Moustafà Nouaili, di 49 anni, è stato trovato impiccato ad un palo nelle campagne di Ortanova, nella località 'Posta delle canne', ad alcuni chilometri da Ordona. Secondo primi accertamenti medici, l’uomo sarebbe stato prima massacrato di botte e successivamente appeso ad un palo.
Ad accorgersi del corpo, è stato il titolare di un fondo agricolo nel quale il tunisino era impegnato in lavori stagionali. Ulteriori accertamenti medici sono stati disposti per stabilire le modalità della morte dell’uomo. I carabinieri hanno avviato indagini per identificare i responsabili e le motivazioni dell’omicidio.

Un paio di estati fa nel foggiano esplose il caso dei braccianti illegali polacchi, molti dei quali (in un numero mai precisato) entrati clandestinamente in italia e poi in Puglia per la raccolta del pomodoro, sparirono. Si parlò di «tratta delle bianche», perchè in alcuni casi furono donne giovani ad essere inghiottite nel nulla, forse vittime di racket della prostituzione.
Entrando illegalmente nel nostro Paese fu impossibile stabilire una stima precisa degli scomparsi, anche alla luce di presunti ritrovamenti di cadaveri seppelliti nelle campagne foggiane.

da:
www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.asp?IDNotizia=205823&IDCategoria=294

mercoledì 18 giugno 2008

Intercettazioni al boss

Le microspie della Polizia nella villa-fortino di Gianfranco Bruno, l'ascolto delle telefonate e le successive indagini sulla guerra fra i Sinesi ed i Moretti sono sfociate in 10 arresti con le accuse di mafia, spaccio di stupefacenti, ricettazione e detenzione illegale di armi


- FOGGIA - La base operativa era una villa bunker alla periferia di Foggia: qui il clan decideva le operazioni più importanti, omicidi compresi; qui veniva «lavorata» e smerciata la droga. Una villa superprotetta, con telecamere a circuito chiuso e con grossi cani che avrebbero scongiurato eventuali blitz da parte delle forze dell’ordine.
Poggiava anche su questo la forza del clan foggiano che la polizia ha messo fuori gioco all’alba di oggi arrestando dieci persone (quattro già detenute). Una operazione che è stata portata a segno grazie a intercettazioni telefoniche, ambientali e a riprese video, che hanno consentito alla squadra mobile di acquisire elementi di colpevolezza ritenuti inoppugnabili.
Le indagini si riferiscono a episodi avvenuti tra maggio e settembre 2007 quando a Foggia vi fu una ripresa della guerra di mafia tra i clan Pellegrino-Moretti-Bruno e quello di Sinesi-Aprile. Per acquisire elementi utili alle indagini gli agenti della mobile presero a sorvegliare la villa bunker di Gianfranco Bruno, ritenuto il punto di spaccio della droga e luogo di riunione di tutti gli appartenenti del gruppo criminoso.
Dalla stessa villa – è stato accertato – partivano le azioni di fuoco. La cocaina, acquistata da trafficanti cerignolani, veniva suddivisa in confezioni da 100 grammi e poi nascosta in terreni circostanti. Quando serviva, veniva presa e venduta. Lo spaccio della cocaina era garantito 24 ore su 24, grazie a rotazioni nei turni di lavoro. All’interno del bunker vi era una stufetta sempre accesa, anche d’estate, che doveva servire a bruciare la droga quando le telecamere disseminate intorno alla villa segnalavano la presenza di polizia o carabinieri nella zona.
In una circostanza gli agenti con un espediente riuscirono ad eludere i sistemi di sorveglianza e a prendere 100 grammi di cocaina nascosti nel terreno vicino alla villa. Quando Bruno si accorse che mancava la droga, si scagliò contro un suo uomo, Tommaso D’Angelo, ritenendolo colpevole di aver dimenticato il punto in cui era stata nascosta la droga e pretese che lui e la sua famiglia prendessero un finanziamento per pagargli la cocaina mancante.
Secondo quanto accertato dagli investigatori, Bruno e la sua organizzazione riusciva a spacciare oltre mezzo chilo di cocaina alla settimana. A questa attività la polizia ha posto fine stamane. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati un chilo e 200 grammi di hascisc e 350 grammi di cocaina.

Gli agenti della squadra mobile hanno arrestato Gianfranco Bruno, di 30 anni, detto «il primitivo», Pasquale Moretti di 31 anni, Nicola Valletta, di 22, Giuseppe Caracozzo, di 37, Tommaso Alessandro D’Angelo, di 23, Paolo Dellerma, di 39, Salvatore Di Gioia, di 33, Vincenzo Ricciardi, di 46, Ciro Torraco, di 33, e Daniele Vittozzi, di 20.
Tutti sono accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione e violazione in materia di armi.
da:
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_cronache_NOTIZIA_01.asp?IDCategoria=273&IDNotizia=205078

domenica 15 giugno 2008

ancora rifiuti pericolosi in provincia di Foggia

Qui di seguito riporto uno stralcio di un articolo preso dal sito di repubblica del 15 giugno che dimostra come sia ormai palese la presenza di rifiuti pericolosi nella nostra provincia. Penso che sia arrivato il momento di pretendere mirate bonifiche ambientali dalle autorità competenti.

rekkia

"In Campania sono stati inoltre sequestrati oggi dai carabinieri quaranta quintali di rifiuti pericolosi, destinati ai siti della Regione perché fossero smaltiti illecitamente. Il carico era trasportato da due tir provenienti dalla provincia di Foggia e diretti in Alta Irpinia.
Per sfuggire ai controlli i due conducenti, entrambi pregiudicati e residenti a Cerignola (Foggia), stavano transitando sulla dismessa statale dell'Ofantina, quando sono stati fermati ad un posto di blocco. I due autisti non hanno voluto fornire spiegazioni sul carico: sono stati individuati materiale ferroso, batterie esaurite, profilati di eternit, scarti di rame."

fonte: http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/cronaca/rifiuti-11/tracce-radioattive/tracce-radioattive.html

lunedì 9 giugno 2008

INCENDI GARGANO: INIZIANO LE PRIME CAUSE RISARCITORIE

Attualità & ambiente(29/05/2008) - Presso il Tribunale di Rodi Garganico – sede distaccata del Tribunale di Lucera (Foggia) – sono state introdotte le prime cause di risarcimento danni in favore di alcuni campeggiatori e turisti colpiti dagli eventi relativi agli incendi sul Gargano del luglio 2007. In particolare, possono agire in giudizio, con l’assistenza di Confconsumatori, le persone che erano ospiti nella struttura del Centro Turistico San Nicola - località San Nicola – Peschici (Foggia), di proprietà della Eurotouring s.p.a., campeggio situato nella zona maggiormente colpita dal disastro ove più numerosi sono stati i danneggiati e i mezzi andati distrutti. Ciò, perché, nonostante la struttura sia titolare di due polizze RC sia verso terzi che in favore di se stessa, la compagnia assicurativa Fondiaria-Sai s.p.a. non intende risarcire alcuna voce di danno, benché abbia aperto ed istruito il sinistro del caso. Alcune contestazioni sono state sollevate dalla compagnia assicurativa verso il proprio assicurato, circostanza che nulla toglie ai sacrosanti diritti di tutela dei turisti danneggiati che, per il momento, hanno soltanto azione diretta verso chi li ha ospitati. Si attende invece che lo Stato Italiano risponda in giudizio, sia nelle sedi penali che civili, per i clamorosi mancati e ritardati soccorsi al momento dei fatti, per i quasi inesistenti mezzi di prevenzione degli incendi e per la tempistica adottata. Lo Stato è responsabile sicuramente degli eventi successivi, mentre la struttura turistica indicata, come anche altre colpite, sono responsabili per non aver adottato tutti i mezzi necessari alla prevenzione incendi, come infatti stabilisce il D.P.C.(Documento di programmazione congiunta) Regione Puglia 21.05.2007 n°412 e la normativa generale di specie. Infine, si segnala che la stessa azione si svolge presso il Tribunale di Termoli (sezione distaccata del Tribunale di Campobasso), poiché quello stesso disgraziato giorno ci fu un altro incendio anche presso Campomarino-Lido vicino Termoli (Campobasso).

http://www.imgpress.it/notizia.asp?idnotizia=33908&idsezione=1

giovedì 5 giugno 2008

News dall'Ilva di Taranto

Importanti notizie dal fronte della battaglia ecologica per i danni causati dall'Ilva di Taranto.
Per vederle: andate alla sezione "argomenti" di questo blog, e cliccate su "Taranto". Quindi leggete il commento.

herpesfoggia

mercoledì 4 giugno 2008

Rifiuti, arrestati 12 imprenditori. Scoperta enorme discarica abusiva


Foggia, il sito in grado di ricevere 500 mila metri cubi di spazzatura è tra i più grandi illegali trovati in Europa. Sostanze pericolose finivano nel fiume

FOGGIA - Dodici imprenditori foggiani che operano nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, hanno ricevuto questa mattina un'ordinanza di custodia cautelare, eseguita dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Bari. Avevano messo in piedi una discarica abusiva di circa 500.000 metri cubi, ritenuta dai carabinieri tra le più grandi d'Europa, e smaltivano rifiuti pericolosi nel fiume Cervaro, che scorre in un'area paesaggistica protetta.


L'operazione ''Black River'' segue l'indagine, avviata alcuni mesi fa, sulla gestione di una discarica di rifiuti speciali pericolosi a Deliceto, nel foggiano. Per costruirla sarebbe stato deviato il corso del fiume, probabilmente nell'intento di nasconderla durante i controlli aerei. Sembra inoltre che i rifiuti pericolosi, apparentemente terre e rocce di scavo non caratterizzate, venissero smaltiti nelle acque del Cervaro.

Diversi i reati contestati, a vario titolo, agli arrestati, che ora si trovano agli arresti domiciliari per decisione del gip di Foggia: associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito dei rifiuti, disastro ambientale, falso, deturpamento di bellezze naturali, danneggiamento e deviazione delle acque di un fiume.

Sono in tutto un centinaio le persone indagate nell'ambito dell'indagine condotta dalla Procura di Foggia. Secondo le prime rivelazioni sembra che siano coinvolte nove società, nei confronti delle quali sono in corso cinquanta provvedimenti di sequestro di beni e attrezzature riconducibili alla presunta attività illecita. E' stato sequestrato anche un laboratorio di analisi di Manfredonia, sempre in provincia di Foggia.

(4 giugno 2008)

fonte: http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni/cronaca/rifiuti-10/arresti-foggia/arresti-foggia.html

ORE 12.17 - Operazione 'Black River': ecco i nomi degli arrestati. Il NOE - Nucleo Operativo Ecologico - dei Carabinieri, nell'ambito del blitz denominato 'Black River', ha eseguito 12 ordinanze di custodia cautelare. Questo l'elenco degli imprenditori raggiunti dalle ordinanza e che si trovano ora agli arresti domiciliari: - Bonassisa Rocco, nato a Foggia il 04-12-1969, residente a Deliceto (Fg), Legale Rappresentante della società "AGECOS S.p.A."; - Schiavone Donato, nato a Valencia (Venezuela) il 26-11-1965, residente a Foggia, ingegnere responsabile di cantiere, nonchè conduttore tecnico della discarica in costruzione; - Valente Gerardo, nato a Castelluccio dei Sauri (Fg) il 09-10-1964 ed ivi residente, Legale Rappresentante impianto frantumazione inerti 'Valente S.n.c.'; - Valente Antonio, nato a Castelluccio dei Sauri (Fg) il 09-10-1964 ed ivi residente, Legale Rappresentante impianto frantumazione inerti 'Valente S.n.c.'; - Valente Giovanni, nato a Deliceto (Fg) il 01-01-1931 e residente a Castelluccio dei Sauri, già Legale Rappresentante 'Valente S.n.c.'; - Russo Vincenzo, nato a Bovino (Fg) il 05-06-1938, residente a Foggia, professore/conduttore fondi ubicati a Castelluccio dei Sauri; - Turchiarelli Michelantonio, nato a Foggia il 05-10-1984, residente a Sant'Agata di Puglia (Fg), titolate ditta trasporti 'Ediltur S.a.s.; - Silvestri Leonardo, nato a Rocchetta Sant'Antonio (Fg) il 29-10-1969 ed ivi residente, titolare omonima ditta di trasporti; - Graniero Pasquale, nato a Foggia il 26-04-1975 ed ivi residente, titolare omonima ditta di trasporto; - Picaro Donato, nato a Biccari (Fg) il 21-10-1966 ed ivi residente, titolare omonima ditta di trasporto; - Pelullo Antonio, nato a Bisaccia (Av) il 06-12-1947 e residente a Cerignola (Fg), titolare omonima ditta di trasporto; - Cappiello Antonio, nato a Deliceto (Fg) il 12-02-1961 e residente ad Orsara di Puglia, titolare della ditta di trasporto 'Non solo scavi di Cappiello Antonio & C. s.a.s.

fonte: http://www.teleradioerre.it/news/articolo.asp?idart=35915

Fallimento voli Club Air, "Aviazione Civile" attacca Loizzo



Secondo l'associazione, l'assessore si sottrarrebbe alle proprie responsabilità.

Foggia – "Apprendiamo con meraviglia l'opinione dell'assessore Loizzo sul fallimento dei voli ClubAir da Foggia: anziché rendere conto di come sia stato possibile ammettere a un bando quinquennale una compagnia aerea con licenza di esercizio in scadenza, parla di complotti di mezzo mondo contro l'aeroporto di Foggia". Sono le parole di Enzo Esposito, vicepresidente dell'Associazione Aviazione Civile. "Quando a gennaio – dice Esposito - l'assessore presentò i nuovi voli, avrebbe già dovuto essere al corrente delle precarie condizioni del vettore ClubAir: come dichiarato dal presidente di Enac, sarebbe bastato mettersi in contatto con l'Ente stesso per sapere che la compagnia veneta non poteva in alcun modo garantire con certezza che avrebbe continuato a operare di lì a pochi mesi. Sussistevano infatti criticità economiche e di regolarità operativa, che avevano indotto l'autorità a disporre la temporaneità della licenza di esercizio di ClubAir. Qualche tempo dopo la nostra associazione pose all'assessore il problema della precarietà di chi doveva operare i voli, ma lui ci diede delle cassandre e annunciò trionfalmente "la sfida della Capitanata è vinta". L'Ente Nazionale per il Trasporto Aereo, riconosciuto da tutti per la sua prudenza e imparzialità, interviene solitamente per tutelare i passeggeri sia sulla sicurezza sia sul fatto che il biglietto aereo che acquistano possa essere onorato. Come può Loizzo mettere in dubbio l'operato scrupoloso dell'Ente, pur di sottrarsi alle proprie responsabilità? L'assessore sa che coi circa 500mila euro nelle casse di ClubAir non era possibile mandare avanti le operazioni su Foggia per più di 2 settimane? Forse Loizzo confonde gli aerei con i bus: se ci sono problemi questi ultimi si fermano a bordo strada, con gli aerei è molto diverso…".


fonte: "Il Grecale"

sabato 31 maggio 2008

La morte della compassione

Ringrazio tutti coloro che ci hanno seguito in questi giorni, con così tante animate discussioni... Ma andiamo avanti, nel foggiano, nuovi orrori, questa volta terapeutici, si presentano. L'articolo è preso da micromega, c'è anche una petizione per chi volesse partecipare (http://minimokarma.blogsome.com/2008/05/12/una-firma-per-davide/).
LauraP.



Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ci sono malformazioni incompatibili con la vita per le quali la rianimazione non deve essere intrapresa o le cure intensive devono essere interrotte perché configurerebbero solo un atto di accanimento terapeutico, tra queste la Sindrome di Potter o agenesia renale bilaterale. In questa condizione i reni del feto non si sono sviluppati, la vita fetale è permessa dalla placenta ma la vita extrauterina è impossibile. Anche altri organi subiscono danni per la mancanza dei reni, tra questi polmoni e scheletro.
I bambini con sindrome di Potter non hanno reni, hanno polmoni iposviluppati e mal funzionanti, hanno dimorfismi del viso e dello scheletro, altri settori dell’apparato urinario possono mancare. Se rianimati e tenuti in vita hanno necessità di essere ventilati con un respiratore e di eseguire dialisi. Queste terapie, comunque aggressive, invasive, dolorose, possono forse funzionare per giorni o settimane, dopo di che l’unica ipotesi può essere il trapianto renale, trapianto che, ancorché possibile, è gravato nel primo anno di vita da enormi insuccessi ed espone il neonato ai danni della terapia immunosoppressiva.
A mia conoscenza, non vi sono casi di sindromi di Potter rianimate, dializzate, trapiantate e quindi sopravvissute. Per questo motivo, l’OMS suggerisce la non rianimazione alla nascita. Questo non significa che i neonati non debbano esser curati, ma che per loro sono indicate le cure palliative, scelta terapeutica con la stessa dignità delle cure intensive. Parte integrante del trattamento diventa anche la cura della famiglia prestando ascolto e dando assoluta priorità ai desideri dei genitori. Tali concetti fanno parte del patrimonio culturale dei neonatologi di tutto il mondo e sono espressi nelle linee guida per la rianimazione neonatale (ILCOR) che sono la base del nostro comportamento assistenziale, sono ribadite da insigni studiosi (Leuthner S 2004, Avery 2004, per citarne due). Il parere dei genitori, se palesemente in contrasto con i diritti del figlio, può esser saltato solo di fronte a terapie salva-vita, non certo a tentativi sperimentali.
Quando muore la compassione può accadere che il tran-tran delle macchine di una terapia intensiva, il luccichio di aghi e rubinetti, l’invasione di tubi e cateteri, rubi una persona alla sua famiglia, tolga un neonato dalle braccia di sua madre, sottoponga a cure inutili, palesemente inutili, universalmente considerate inutili, una creatura che sta morendo. Quando i medici diventano SOLO laureati in medicina, può accadere che suggeriscano al giudice di strappare quel bambino dalle braccia, dalla tutela, dall’amore di chi lo ha messo al mondo.
Quando i giudici non ascoltano, o ascoltano chi non conosce veramente ed onestamente la medicina, può accadere che regalino quel neonato ad una “struttura” togliendolo, per decreto, ad una madre.
In questo mondo delirante, che ha perso di vista l’uomo e la sua umanità, nell’ipotesi migliore per mancanza di amore e compassione, nell’ipotesi peggiore perché sacrifica un bambino e la sua famiglia a logiche di tecnologia, pubblicità, sperimentazione, fanatismo, è stato fatto un male infinito ad un bambino ed ai suoi genitori: il bambino sottoposto, per decreto, a cure inutili e dolorose; i genitori perché strappati da quel figlio, accusati della peggiore accusa: agire contro l’interesse del proprio bambino. I dubbi di quei genitori non solo sono legittimi, ma segno di grande profondità: genitori veri che hanno compreso l’enorme problema del figlio e che vogliono fare appieno il loro dovere: dare un consenso solo dopo essersi profondamente convinti sulla migliore assistenza per il loro bambino.
La rianimazione per forza, e soprattutto nelle malformazioni incompatibili con la vita, è un atto di inaudita violenza che non sarebbe tollerato in nessun paese civile del mondo e non trova appoggio in alcuna comunità scientifica che io conosca. Le cure palliative sono scelte terapeutiche a tutti gli effetti, ben definite e con precise indicazioni. Mi auguro fortemente che quel Tribunale renda quel figlio a quei genitori, che la comunità si scusi, che quel padre e quella madre, così infinitamente scossi dalla nascita di un bimbo con tali problemi e destinato ad una inevitabile fine precoce, ancor più traumatizzati dalla pressante idiozia di cure intensive senza senso, irresponsabilmente distrutti da un giudizio immeritato di incapacità genitoriale, possano perdonare un mondo di laureati in medicina che ha dimenticato la compassione.

*
neonatologa

(30 maggio 2008)

mercoledì 28 maggio 2008

Polacchi a Foggia: furono trattati da schiavi

Lo scrive il gup di Bari Antonio Lovecchio nelle 224 pagine di motivazione della sentenza con cui, il 22 febbraio scorso, ha inflitto 17 condanne a pene comprese tra i quattro e i dieci anni di reclusione ad altrettanti imputati

BARI - I cittadini polacchi che, tra il 2004 e il 2005, sono stati ridotti in schiavitù da loro connazionali nei campi di pomodoro del foggiano hanno subito lo stesso trattamento che il mondo romano classico riservava agli schiavi: «sostituivano le macchine ed erano, per ciò solo, fonte di ricchezza, senza costo alcuno o con un costo irrisorio». Lo scrive il gup di Bari Antonio Lovecchio nelle 224 pagine di motivazione della sentenza con cui, il 22 febbraio scorso, ha inflitto 17 condanne a pene comprese tra i quattro e i dieci anni di reclusione ad altrettanti imputati (in gran parte cittadini polacchi) giudicati con rito abbreviato e ritenuti colpevoli di aver preso parte ad un’associazione internazionale finalizzata alla tratta e alla riduzione in schiavitù. Così come avveniva per gli schiavi – sostiene il giudice – anche i polacchi hanno subito un controllo sul lavoro svolto «senza limiti temporali e solo al termine della giornata lavorativa, potevano ricevere cibo e alloggio». Se questa ricostruzione storica – conclude il gup – «fosse riprodotta in un disegno su lucido sarebbe agevole constatare la perfetta sovrapponibilità dello stesso con il dipinto tratto dalle risultanze della presente indagine».

tratto da "La Gazzetta del Mezzogiorno".

sabato 24 maggio 2008

Riflessioni socio-culturali sul neo-fascismo foggiano

L’aggressione fascista avvenuta a Verona e solo l’ultima , più tragica ed eclatante a livello mediatico , manifestazione della violenza nera, che negli ultimi decenni ha potuto covare, indisturbata, un pericoloso radicamento e una subdola diffusione sul territorio nazionale.Nei tempi bui in cui viviamo è facile l’arruolamento di giovani che nella violenza canalizzano le proprie paure e mancanze di prospettive. A Foggia di prospettive ne mancano parecchie , oltre ad essere una città tendenzialmente nera, perciò anche qui Forza nuova è diventata col tempo una realtà sempre più numerosa e aggressiva! Nel giro di pochi anni gli adepti si sono moltiplicati, da "4 gatti" ora sono circa una quindicina ; tutti “arianissimi” foggiani che si aggirano con aria spavalda e di sfida in luoghi frequentati e centrali (al “cicchettaro”, al "Bar 2000" , alla "Ghiacciaia", al “Gaas” , per dirne alcuni). L'arruolamento è facile in una città dove la violenza è considerata un codice irrinunciabile per preservare il proprio onore e per manifestare la stessa; essa è inscritta nel modo d’essere, è propria dell’habitus culturale del foggiano di tipo più diffuso. L’essere uomo sta nel non perdere nessuna provocazione, nel non fare sconti a nessuno , nel farsi rispettare: pensate alle “risse del sabato sera” , i cui eroici protagonisti cercano riconoscimento e consenso sociale davanti agli spettatori, che inermi o inerti , assistono al rito locale, magari con soddisfazione. Se a una violenza culturalmente promossa e accettata se ne unisce una “ideologicamente testata” in un epoca di “caccia al diverso”, è reale il rischio che Forza Nuova conquisti un potere più profondo e che si ripetano agguati o aggressioni , come l’ultima di sabato in “piazzetta” contro un “capellone”. L’ultima presa di posizione contro le iniziative fasciste risalgono a marzo scorso, quando l’Opera Nomadi condannò l’affisione di manifesti contro i rom o romeni , che per loro sono la stessa cosa, davanti a scuole elementari frequentate da ragazzini del campo di via S.Severo. La città sembra non averne paura.
Nessuno se ne meraviglia?

Laura

venerdì 23 maggio 2008

Foggia come Verona?

Anche se sui canali mediatici ufficiali locali non se ne è parlato, non vuol dire che non sia successo.
I FATTI. Tre episodi di intolleranza si sono verificati nelle notti di venerdì e sabato scorso. Alcuni balordi, probabilmente adepti ed esponenti di Forza Nuova, hanno dapprima minacciato e cercato di intimorire un ragazzo (venerdì), reo di vestirsi in maniera differente dalle loro "ideologie di vestiario", dicendogli che "la prossima volta, non la passi liscia"; la sera dopo, non paghi della loro codarda superbia, hanno aggredito un altro giovane che si era macchiato del reato di "astinenza da barbiere" e la cui colpa principale è stata quella di ribattere alle offese a testa alta. A tale affronto, dopo essersi sfilati le cinture dei pantaloni, alcuni membri del "gruppetto censore" avrebbero tentato di aggredirlo. Fortunatamente il giovane è riuscito, dopo essersi difeso, ad allontanarsi, "cavandosela" con qualche cinghiata. Negli istanti precedenti, un altro ragazzo era stato più volte simpaticamente apostrofato come "coglione". In quanto tale, il ragazzo non ha dato peso ai rigurgiti del gruppo che si è eroicamente sobbarcato sulle spalle il peso di ripulire una città intera da non si sa cosa (senza che nessuno glielo abbia chiesto, soprattutto), ed è andato avanti per la sua strada. Tutti questi episodi sono avvenuti tra Via Duomo e Piazza del Lago, abituale luogo di ritrovo dei neo-netturbini, che come tutti i lavoratori seri che si rispettino, attendono che il centro storico si svuoti per lavorare senza disturbare la cittadinanza.

Giuseppe Barrassi

martedì 20 maggio 2008

Pacchetto sicurezza e migranti nel Tavoliere




Il giro di vite previsto dal pacchetto sicurezza del nuovo governo che sarà varato mercoledì nel primo consiglio dei ministri , non promette nulla di buono in tema di diritti dei migranti!

A occupare prime pagine e titoloni in questi giorni è l’insicurezza dei cittadini, minacciati non dallo smantellamento del welfare state o da un epoca di guerre infinite combattute in nome della civiltà, ma proprio dai migranti. Con una bella confusione, voluta e architettata, tra safety (ovvero incolumità personale) e certainty (ovvero sicurezza di una casa e di un lavoro dignitoso... e magari una pensione)!

Si tenta, a detta del Ministero di porre un discrimine tra chi viene qui per lavorare e chi viene per delinquere (magari in base all’ ‘‘ETNIA’’), con l’istituzione del reato (di certo poco umanitario) di immigrazione clandestina, salvo poi regolarizzare le badanti (già la parola la dice lunga) che assistono i loro anziani!!!

Ma se i clandestini muovono ‘’il sole e l’altre stelle ‘’dell ’economia italiana , ovvero quella sommersa ‘’che non si vede’’ che conseguenze avrà nel foggiano, triste patria del lavoro indignitoso e ‘’a nero’’?

Che ne sarà delle centinaia di migranti che ogni estate affollano il nostro Tavoliere, in vista della raccolta dei pomodori? Che ne sarà di loro , già risaputamene privi di diritti, di dignità (perché i caporali succhiano anche quella, per 15 ore sotto il sole e l’afa di luglio-agosto a 3 euro l’ora che comprende anche alloggio in catapecchie di campagna senza acqua e luce!!)? Che ne sarà dell’economia locale con un estate senza pomodori?

Volendo essere cinici ci si chiede chi è pronto ‘ad immolarsi per il bene della patria’ .

Come al solito a pagare sono i poveracci , i senza niente; é più facile raccogliere contro di loro l’odio delle persone per bene che chiedono città non degradate, ma decorose e migrant free !

Effetto prevedibile sarà una maggiore ricattabilità dei lavoratori da parte dei caporali locali e sfruttatori-sponsor loro connazionali, e un’ inasprimento delle loro condizioni di vita e di lavoro.

Ma ricorderete che nelle campagne del Tavoliere le condizioni dei lavoratori stagionali non era già per niente idilliache! La gente ci è morta. Nell’agosto ’06 , 10 polacchi scomparvero tra Cerignola e Ortanova perchè a detta dei compagni tentavano di liberarsi dalla spirale di sfruttamento in cui erano capitati, anche grazie a loro connazionali che ben si intendono con alcuni locali quanto a disumanità e lucro, e alcuni resti umani vennero trovati nella zona dell’Alto Tavoliere. Dopo un momento di dovuta e democratica commozione pubblica, l’attenzione mediatica alla faccenda e man mano calata e i riflettori si sono accesi sui quartieri-ghetto delle periferie delle città del Nord dove la conflittualità urbana e sociale è alle stelle; dove, cosi ce la raccontano, allo spaccio e alla delinquenza straniera si contrappone il senso civico e il rispetto delle regole tutto nostrano che si materializza nelle famose ronde notturne(che dilagano in tutta la penisola) di ‘’cittadini esasperati’’.

Se già la condizione di migrante (che già è diventata categoria, senza nessuna analisi delle multiformità del fenomeno) in Italia è penalizzante e umiliante al sud la loro voce è ancora più flebile.. Col governo Berlusconi il megafono è sempre piu lontano..

Laura

Occhio a quello lì...

Quanto è importante il lato umano in un politico? Quanto conta il suo attaccamento alla città? E ai valori, e agli interessi della città che rappresenta?

Di sicuro, sono aspetti caratteriali che non possono essere quantificati numericamente, ma vanno valutati in base ai comportamenti e, trattandosi di "persone pubbliche", in relazione a ciò che dicono e pensano.

Volevo sottoporvi un esempio pratico. Prendiamo l'Assessore ai Lavori Pubblici Italo Pontone (ormai ex), e vediamo che ne pensa della risistemazione di Viale Giotto, dove circa 7 anni fa successe quello che tutti sappiamo.

Partiamo da questa notizia, datata 14 maggio 2008, presa da http://www.teleradioerre.it/news/articolo.asp?idart=35354.

"Era il 10 marzo quando in viale Giotto 120 iniziarono i lavori di riempimento del cratere che dopo 60 giorni, così come ci riferì il titolare della ditta appaltatrice (Marocco Srl), si sarebbe dovuto trasformare in giardino con percorsi pedonali. I due mesi sono passati ma in viale Giotto è ancora tutto fermo. Il cratere è stato completamente coperto di terra e circondato da brecciolina, ma sul posto non c'è traccia di mezzi e persone al lavoro. La scelta di fare un giardino era nata dalla mancanza di fondi che avrebbero consentito di realizzare "La stanza delle 67 lavagne", il progetto vincitore del concorso di idee lanciato proprio dal Comune. Fatto sta che fino a questo momento di verde non c'è neanche l'ombra. Una situazione che ha deluso le aspettative di chi ogni giorno è costretto ad affacciarsi e a trovarsi di fronte uno scenario che rievoca momenti drammatici. Abbiamo così cercato di capire il perchè di questa fase di stallo. L'ex assessore ai lavori pubblici Italo Pontone ha parlato di problemi burocratici ed economici, ma dice che si ripartirà a breve".

Problemi burocratici ed economici, l'ex-assessore era in stallo per colpe non sue...se no, di sicuro, ci avrebbe dato dentro. Ma siamo proprio sicuri?

Leggete questa indiscrezione, raccolta da http://www.benfoggianius.org/, e passata a http://www.indignati.com/. E' tratta da un articolo giunto alla redazione de "L'Attacco", che ha pubblicato in forma anonima:

Pontone: "Mò teniamo il concorso di Viale Giotto. Agghj ditt’ “A me del concorso di Viale Giotto me ne frega un cazzo. Primo: so sette anni che so murt’ i crstijn e ancòr ci sta quel luridume.Secondo: io con 90mila euro là ci faccio una bella piazza. Non ce li ho 500mila euro p’fà chessò? P’ arrcurdà che ssò? Che so murt ottanta p’rsun? Basta una bella lapide!" (traduzione: Adesso c'è il concorso per Viale Giotto. Ho detto: "A me del concorso non importa nulla. Primo. La gente è deceduta sette anni orsono e ancora c'è cotanta sporcizia. Secondo: io con 90 mila euro lì ci faccio una Piazza. Non posseggo 500mila euro per fare poi cosa? Per ricordare che cosa? Che sono morte 80 persone? Per loro, basta una lapide!).

Bella politica! Non gli importa dei morti, istituisce un concorso (si legge sopra), ma lo ignora, e decide, "di testa sua", di fare una piazza...ma chi è?

Giuseppe Barrassi

lunedì 19 maggio 2008

Breve cronistoria di Piazza Umberto Giordano


Per l’ennesima volta nella sua storia la zona di Foggia che attualmente porta la denominazione di Piazza Umberto Giordano è al centro di cambiamenti, vicissitudini e polemiche.
La storia è più o meno così. L’assessore ai lavori pubblici, Italo Pontone, ordina dei restauri nella piazza consistenti nell’abbattimento di numerosi alberi e conseguente rifacimento del manto stradale. L’assessore “precisa che l’abbattimento degli alberi si è reso necessario in seguito alla perizia fitopatologica effettuata dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Foggia. L’analisi sullo stato della vegetazione, richiesta dall’Amministrazione comunale proprio al fine di tutelare il valore ambientale dell’area, ha evidenziato, per la quasi totalità della specie Sophora Japonica presente in piazza Giordano, una patologia irreversibile equiparabile ad un cancro interno (l’insediamento dell’infezione è stimabile a circa nove anni), con conseguente diminuzione della elasticità e della resistenza a flessioni. Ciò rende tali piante, come si legge nella relazione del Prof. Claudio Ciccarone, docente di Patologia vegetale, potenzialmente insicure per i frequentatori dei giardini in quanto il loro equilibrio statico è irrimediabilmente compromesso. Difficile o sconsigliato il loro recupero.” (Ufficio stampa, Data di pubblicazione: 11.12.2007 17:29 N. 577). Su altre specie di alberi presenti si diceva più o meno la stessa cosa.
Qualche voce di corridoio diceva che l’obiettivo iniziale era quello di spostare le statue che rappresentano le più significative opere dell’autore, disponendole in maniera un po’ caotica nella piazza medesima. Non abbiamo conferma di ciò; e la motivazione ufficiale resta quella sopra citata.
Non potendo neanche sapere se effettivamente questi alberi fossero stato o meno realmente malati, ricordiamo che tale piazza ha sempre dovuto soffrire delle bizzarrie degli amministratori. Segue piccola e succinta storia.
Nel 1860, l’intellettuale Vincenzo Lanza muore, e la cittadinanza foggiana gli dedica una statua con relativa piazza. Dove? Nell’attuale piazza Giordano.
Resta tutto tranquillo fin quando si decide, in seguito alla prima guerra mondiale, di trasferire il monumento a Lanza in Villa Comunale, dedicargli la strada attigua (che ancora porta il suo nome), e rinominare la piazza ai Caduti della guerra medesima.
Anche in questo caso, dopo qualche decennio di stasi, nuovo exploit amministrativo: il monumento ai Caduti viene “trasferito” in quella che oggi è Piazzale Italia, e al suo posto ecco Umberto Giordano con il suo corteo di statuine. La piazza, non si sa ancora per quanto tempo, porta il suo nome.

Giuseppe Barrassi

(foto: presa in prestito da http://www.flickr.com/)

martedì 13 maggio 2008

Il business dei tuguri per clandestini. Da "La Stampa" 12/5/2008

fonte http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/cronaca/200805articoli/6869girata.asp

Solo un materasso: spesso è l'unica cosa che trovano i clandestini in una soffitta, stretta tanto che non ci sono servizi igienici e non esiste la cucina


Il modello Torino: una camera senza bagno da dividere in tre. Patrimoni immobiliari che rendono una fortuna in affitti.
LODOVICO POLETTO
TORINO
Hibraim viveva a Porta Palazzo: camera con «angolo pollaio» incorporato. Stesi a terra i materassi; accanto all’uscio che dà sul balcone un fornelletto a tre gas incrostato e vecchio.
Hibraim, marocchino di Kouribga, abitava al quarto piano di una casa di ringhiera in corso Regina Margherita, nel cuore del quartiere che a Torino è simbolo della nuova immigrazione.

Stanza di tre metri per tre, sgabuzzino e bagno sul balcone: il tutto a 450 euro al mese da dividere con tre connazionali. Marocchini come lui, clandestini come lui. Uomini e animali insieme. «Che ve ne fate di questi due polli?» gli domandarono i poliziotti al momento dell’ingresso in quella casa. «Li abbiamo comprati, li ingrassiamo e li mangeremo».

Eccole qui le case dei clandestini: stamberghe affittate a peso d’oro, e senza contratto, da gente che si è arricchita alle loro spalle. Il neo ministro degli Interni, Roberto Maroni rilancia la proposta del sequestro e della confisca obbligatoria di quelle case. Lasciando intendere la volontà di colpire quanti favoriscono l’immigrazione clandestina. Che poi, spesso, sono cittadini italiani a capo di consistenti patrimoni immobiliari.

Trovarli è una caccia al tesoro, spesso attraverso sigle di società che controllano, o sono controllate, da altre società. Giorgio Maria Molino, 65 anni, «il dottore» come lo chiamano quelli che affittano casa da lui, è uno di loro. Lo vedi e sembra un pensionato vagamente dimesso: capelli bianchi, vestiti tutt’altro che ricercati, riservato. Eppure è considerato uno dei «re delle soffitte» di Torino. La sua dote di immobiliare - che poi sono appartamenti nelle zone storiche dell’immigrazione, oppure nella prima periferia - è stimata in ben più di mille unità. Tante? Forse: Qualcuno dice che c’è anche chi ne ha ben più di lui. Giorgio Molino lo hanno arrestato nel luglio di un anno fa, dopo avergli chiuso un palazzo tutto affittato a prostitute: dieci alloggi e altrettante, o forse anche di più, ragazze che lavoravano lì dentro. Un via-vai continuo tutta la notte, tutte le notti. Alla fine i vigili urbani del nucleo di polizia giudiziaria sono riusciti a mettergli le manette. Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, una delle accuse che gli hanno mosso. Lui non ha fatto una piega. Il suo avvocato ha subito sottolineato: «Il signor Molino non ha mai subito condanne». Le voci e le polemiche, invece, lo inseguono da anni. Lui nega tutto.

Storie di case e di gente, di sfruttati e di sfruttatori. Padova, via Anelli. I cinque palazzoni che erano stati costruiti per gli studenti, sono diventati negli anni ricovero e rifugio di disperati e delinquenti. Clandestini? Anche. «Tantissimi» dice la gente di lì. Cercavano un tetto e hanno trovato chi glielo dava senza fare tante storie, ma anche senza far loro firmare lo straccio di un contratto.

L’importante era che pagassero. Manciate di banconote ogni mese. Via Anelli è rapidamente diventata il simbolo dell’immigrazione clandestina della città ai piedi dei colli Euganei. Le proteste per lo spaccio, hanno fatto sorgere un «muro» di lamiere per separare quei palazzi dalle zone residenziali. Ma ce n’è voluto prima di svuotare quei cubi di cemento dagli esseri umani che sognavano qualcosa di più dignitoso di un rudere da pagare a peso d’oro.

Da Padova a Brescia. Una ricerca realizzata su dati della Fondazione Ismu e dell’Istat stabilisce che questa è la città con la più alta densità di clandestini sul territorio: 32 ogni mille abitanti. Vivono tra il quartiere Carmine e la stazione. Sono essenzialmente senegalesi e marocchini. I pachistani hanno colonizzato la cintura. La val Trompia è considerata il luogo di massima concentrazione di immigrati regolari e non che arrivano da Sukkut o dalla regione del Panja. E dopo Brescia c’è subito Prato, dove gli immigrati clandestini sono quasi tutti cinesi. Vivono in stanze dormitorio: pagano affitti che valgono quanto uno stipendio da operaio «in nero».

La stessa indagine racconta che in Italia sono più di 650 mila i clandestini: in pratica sono irregolari undici immigrati ogni mille abitanti. Vivono nelle grandi città, raramente in provincia. A Brindisi, oppure a Bari un tempo l’emergenza erano gli albanesi che sbarcavano in massa sulla costa.

Ora restano piccole enclaves di eritrei che lavorano in campagna. Nella zona di Foggia, invece, il fenomeno è tutt’altro che sottotraccia, ed è alimentato dalla raccolta dei pomodori. Lì li trovi a migliaia: uomini e donne dell’est Europa o oppure dell’Africa centrale. Il permesso di soggiorno per loro è una chimera. Vivono ammassati dentro vecchie masserie.

Guadagnano una manciata di euro al giorno che reinvestono quasi per intero per pagarsi un posto letto in queste case tugorio. Un giro d’affari consistente che arricchisce, forse, più i caporali che i padroni di casa. A Roma, il quartiere Cassia è quello dei Filippini e dei sudamericani. L’immigrazione del Niger, dalla Costa d’Avorio dal Senegal s’è radicata nel quartiere Pigneto. Ci sono i regolari, ma anche tanti, tantissimi, clandestini. Stesse case di Torino, di Foggia o di Milano. Stessi affitti: 300, 400 o anche 500 euro per un posto letto. E chi non trova una casa, o non ha denaro a sufficienza per strapagare un posto letto, si rifugia nelle fabbriche abbandonate. Almeno lì dentro non deve pagare nessuno.

sabato 10 maggio 2008

AGGRESSIONE FASCISTA A CIAMPINO

La sera di giovedì 8 maggio, intorno alle 23.45, due ragazzi dell'Assemblea Permanente No-Fly sono stati aggrediti da cinque giovani neofascisti a Ciampino durante un attacchinaggio in vista del corteo che ci sarà domani.
I cinque hanno prima staccato i manifesti dai portoni dei condomini di via Bruxelles, successivamente hanno aggredito verbalmente i due ragazzi del No Fly e infine sono passati alle vie di fatto.
Uno dei due ha rimediato un pugno sullo zigomo ed è stato inseguito e scaraventato a terra, riportando alcune contusioni. L'altro ragazzo è riuscito a bloccare uno dei cinque coatto-fascisti che nel frattempo continuavano a dire “Siamo nazisti, ve ne dovete andare dal nostro quartiere”. Il nostro compagno aggredito è poi riuscito a raggiungere altri tre compagni che si trovavano a due isolati di distanza e a dare l'allarme.
Una dozzina di noi mentre girava per le strade di Ciampino e di Cava dei Selci per finire l'attacchinaggio si è subito recata sul posto dell'aggressione dove però i cinque balordi neofascisti si erano già dileguati.
Quello che è accaduto è un episodio gravissimo che va inquadrato nel clima generale che si respira a Roma e in altre zone del Paese.
Non si tratta né di bullismo, né di rissa tra opposti estremismi: questi cinque infami in erba, di cui la maggior parte appariva “strafatta” di non si sa cosa, cerca la violenza e lo scontro fisico contro chi nel territorio e nelle scuole è quotidianamente presente nelle lotte sociali.
Già lo scorso anno un nostro compagno in pieno giorno si trovò a subire un'aggressione a colpi di manganello estendibile in testa da un neonazi poco più che maggiorenne e militante di Fiamma Tricolore, riportando 25 giorni di prognosi.
Non staremo a leccarci le ferite e continueremo la nostra attività a prescindere da questi preoccupanti episodi che vanno contestualizzati per quello che sono realmente: vigliacche aggressioni di fascisti in giovane età che la sera attaccano in branco prima di dileguarsi nel nulla delle loro esistenze.
La nostra prima risposta c'è già stata ieri notte perché l'attività di propagandare il corteo è andata avanti fino a tardi insieme, tra l'altro, ai due ragazzi aggrediti. Quella di massa ci sarà domani al corteo autorganizzato.

Ciampino, 9 maggio 2008
Assemblea Permanente No Fly
www.no-fly.info
nofly@inventati.org

venerdì 9 maggio 2008

Emilio Fede caccia i soldi e torna in Padania.

BOLLETTA ACQUEDOTTO PUGLIESE A EMILIO FEDE 9 ANNI DOPO EREDITA'

UNA BOLLETTA DI CIRCA 21 EURO E' STATA NOTIFICATA DALL'ACQUEDOTTO PUGLIESE A EMILIO FEDE PER IL CONSUMO DI ACQUA FATTO DIECI ANNI FA DA UNA DONNA NUBILE DI ADELFIA, MORTA NEL 1999 ALL'ETA' DI 86 ANNI E CHE LASCIO' GLI AVERI IN EREDITA' AL GIORNALISTA.
CON DISPOSIZIONE TESTAMENTARIA, INFATTI, LASCIO' UNA CASA E 80 MILIONI DI LIRE AL DIRETTORE DEL TG4 E DISPOSE ANCHE CHE, SE IL GIORNALISTA FOSSE MORTO PRIMA DI LEI, IMMOBILE E SOLDI VENISSERO DATI, NELL'ORDINE, A MICHELE CUCUZZA, MIKE BONGIORNO, VITTORIO SGARBI E ANTONIO DI PIETRO.
FEDE, COME RIPORTA OGGI IL QUOTIDIANO LIBERO, INCASSO' L'EREDITA' E LA GIRO' IN BENEFICENZA ALL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE ORFANI DEI CARABINIERI VITTIME DEL TERRORISMO.
QUALCHE GIORNO FA GLI E' GIUNTA LA RICHIESTA DI PAGAMENTO DELLA BOLLETTA, 20,92 EURO PER IL CONSUMO DI UN TRIMESTRE.

06/05/08 16:52:57 http://www.telenorba.it/home/news_det.php?nid=5873

lunedì 5 maggio 2008

Morto Nicola aggredito dai neofascisti

Verona: E' morto questo pomeriggio nell'ospedale di Borgo Trento Nicola Tommasoli, il giovane di 29 anni picchiato da un gruppo di neofascisti il 1 maggio, con il pretesto di una sigaretta.
Alle 18 il collegio medico dell’ospedale ha concluso il periodo di osservazione iniziato dopo l’assenza di attività cerebrale. I genitori di Nicola hanno espresso il desiderio di donare organi e tessuti. Mentre i media continuano a parlare di futili motivi per quello che è un omicidio fascista.

La testimonianza: “Erano delle bestie”. Al tg Studio Aperto, uno dei due amici che era con la giovane vittima ha raccontato il pestaggio. “C’erano i ragazzi, noi stavamo passeggiando, ci hanno chiesto una sigaretta, anche con un tono un po’ strano. Noi abbiamo risposto di no e abbiamo continuato a camminare per la nostra strada senza fermarci. Quando ho fatto per girarmi – ha aggiunto – uno mi ha sferrato un pugno, da lì è cominciato tutto. Due minuti di panico, faccio fatica adesso perchè ho preso tante botte, mi tiravano per i capelli, sono caduto più volte e ho cercato di difendermi come potevo, per fortuna mi sono girato, altrimenti potevo esser lì al posto del mio amico. Cosa ci dicevano? No, non insulti – ha aggiunto – ci davano le botte ma non dicevano niente. Erano delle bestie, non c’è un motivo né niente”. La vittima-testimone ribadisce l’aggressione alle spalle: “Se Nicola si fosse girato probabilmente non sarebbe lì – dice l’amico, riferendosi alla rianimazione – si sarebbe potuto difendere, avrebbe avuto solo qualche botta”.

Due latitanti. Fermati nella notte altri due neofascisti coinvolti nella brutale aggressione. Avrebbero ammesso le loro responsabilità convincendo la magistratura a trasformare il fermo in arresto nel carcere veronese di Montorio. Si tratta di Guglielmo Corsi, 19 anni, metalmeccanico, e Andrea Vesentini, 20, promoter finanziario, catturati a Illasi, un paesino a una ventina di chilometri di distanza da Verona. Ieri si era costituito e aveva confessato Raffaele Dalle Donne, un estremista di destra già noto alle forze dell'ordine per episodi di violenza. Gli altri due componenti del gruppo non ancora arrestati sono ricercati ma già identificati. Conosciuti con i soprannomi di Pero e Tabuio, risultano fuggiti all'estero con l'auto della madre di uno di loro, ma non è escluso che presto si costituiscano alla Digos veronese.

I futili motivi I media nazionali continuano a parlare di "futili motivi", di una sigaretta negata, ma persino dalla testimonianza di uno degli amici di Nicola si evince che la famosa sigaretta era solo un pretesto per un'aggressione di gruppo, infame e brutale come solo un branco di fascisti sa compiere. Il voler continuare a sminuire un omicidio di matrice politica risulta una strategia abile per non far crescere la tensione e la solidarietà antifascista. Persino lo stadio viene utilizzato per celare la matrice politica, mascherando la frequentazione saltuaria degli assassini alle iniziative del Veneto Fronte skinhead, preferendoli ultras. La curva del verona, le brigate gialloblu' sono proprio infatti un connubio di neofascismo, neonazismo e ultras, tenuti insieme dalla matrice politica del gruppo nota per le sue esternazioni e aggressioni politiche nei confronti di curve giudicate di sinistra.

Per Fini l'omicidio di Verona è meno grave delle contestazioni a Israele a Torino. Gli scontri e le contestazioni della sinistra radicale contro la Fiera del Libro di Torino "sono molto più gravi" di quanto accaduto a Verona, dice il presidente della Camera a Porta a porta. L'aggressione dei naziskin veronesi e la violenza dei centri sociali torinesi - afferma il Presidente della Camera- "sono due fenomeni che non possono essere paragonati". A giudizio di Fini, in sostanza, se dietro l'aggressione di Verona non c'è alcun "riferimento ideologico", a Torino le frange della sinistra radicale "cercano in qualche modo di giustificare con la politica antisionista", un autentico antisemitismo, veri e propri "pregiudizi di tipo politico-religioso".

fonte: http://www.infoaut.org/