martedì 13 maggio 2008

Il business dei tuguri per clandestini. Da "La Stampa" 12/5/2008

fonte http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/cronaca/200805articoli/6869girata.asp

Solo un materasso: spesso è l'unica cosa che trovano i clandestini in una soffitta, stretta tanto che non ci sono servizi igienici e non esiste la cucina


Il modello Torino: una camera senza bagno da dividere in tre. Patrimoni immobiliari che rendono una fortuna in affitti.
LODOVICO POLETTO
TORINO
Hibraim viveva a Porta Palazzo: camera con «angolo pollaio» incorporato. Stesi a terra i materassi; accanto all’uscio che dà sul balcone un fornelletto a tre gas incrostato e vecchio.
Hibraim, marocchino di Kouribga, abitava al quarto piano di una casa di ringhiera in corso Regina Margherita, nel cuore del quartiere che a Torino è simbolo della nuova immigrazione.

Stanza di tre metri per tre, sgabuzzino e bagno sul balcone: il tutto a 450 euro al mese da dividere con tre connazionali. Marocchini come lui, clandestini come lui. Uomini e animali insieme. «Che ve ne fate di questi due polli?» gli domandarono i poliziotti al momento dell’ingresso in quella casa. «Li abbiamo comprati, li ingrassiamo e li mangeremo».

Eccole qui le case dei clandestini: stamberghe affittate a peso d’oro, e senza contratto, da gente che si è arricchita alle loro spalle. Il neo ministro degli Interni, Roberto Maroni rilancia la proposta del sequestro e della confisca obbligatoria di quelle case. Lasciando intendere la volontà di colpire quanti favoriscono l’immigrazione clandestina. Che poi, spesso, sono cittadini italiani a capo di consistenti patrimoni immobiliari.

Trovarli è una caccia al tesoro, spesso attraverso sigle di società che controllano, o sono controllate, da altre società. Giorgio Maria Molino, 65 anni, «il dottore» come lo chiamano quelli che affittano casa da lui, è uno di loro. Lo vedi e sembra un pensionato vagamente dimesso: capelli bianchi, vestiti tutt’altro che ricercati, riservato. Eppure è considerato uno dei «re delle soffitte» di Torino. La sua dote di immobiliare - che poi sono appartamenti nelle zone storiche dell’immigrazione, oppure nella prima periferia - è stimata in ben più di mille unità. Tante? Forse: Qualcuno dice che c’è anche chi ne ha ben più di lui. Giorgio Molino lo hanno arrestato nel luglio di un anno fa, dopo avergli chiuso un palazzo tutto affittato a prostitute: dieci alloggi e altrettante, o forse anche di più, ragazze che lavoravano lì dentro. Un via-vai continuo tutta la notte, tutte le notti. Alla fine i vigili urbani del nucleo di polizia giudiziaria sono riusciti a mettergli le manette. Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, una delle accuse che gli hanno mosso. Lui non ha fatto una piega. Il suo avvocato ha subito sottolineato: «Il signor Molino non ha mai subito condanne». Le voci e le polemiche, invece, lo inseguono da anni. Lui nega tutto.

Storie di case e di gente, di sfruttati e di sfruttatori. Padova, via Anelli. I cinque palazzoni che erano stati costruiti per gli studenti, sono diventati negli anni ricovero e rifugio di disperati e delinquenti. Clandestini? Anche. «Tantissimi» dice la gente di lì. Cercavano un tetto e hanno trovato chi glielo dava senza fare tante storie, ma anche senza far loro firmare lo straccio di un contratto.

L’importante era che pagassero. Manciate di banconote ogni mese. Via Anelli è rapidamente diventata il simbolo dell’immigrazione clandestina della città ai piedi dei colli Euganei. Le proteste per lo spaccio, hanno fatto sorgere un «muro» di lamiere per separare quei palazzi dalle zone residenziali. Ma ce n’è voluto prima di svuotare quei cubi di cemento dagli esseri umani che sognavano qualcosa di più dignitoso di un rudere da pagare a peso d’oro.

Da Padova a Brescia. Una ricerca realizzata su dati della Fondazione Ismu e dell’Istat stabilisce che questa è la città con la più alta densità di clandestini sul territorio: 32 ogni mille abitanti. Vivono tra il quartiere Carmine e la stazione. Sono essenzialmente senegalesi e marocchini. I pachistani hanno colonizzato la cintura. La val Trompia è considerata il luogo di massima concentrazione di immigrati regolari e non che arrivano da Sukkut o dalla regione del Panja. E dopo Brescia c’è subito Prato, dove gli immigrati clandestini sono quasi tutti cinesi. Vivono in stanze dormitorio: pagano affitti che valgono quanto uno stipendio da operaio «in nero».

La stessa indagine racconta che in Italia sono più di 650 mila i clandestini: in pratica sono irregolari undici immigrati ogni mille abitanti. Vivono nelle grandi città, raramente in provincia. A Brindisi, oppure a Bari un tempo l’emergenza erano gli albanesi che sbarcavano in massa sulla costa.

Ora restano piccole enclaves di eritrei che lavorano in campagna. Nella zona di Foggia, invece, il fenomeno è tutt’altro che sottotraccia, ed è alimentato dalla raccolta dei pomodori. Lì li trovi a migliaia: uomini e donne dell’est Europa o oppure dell’Africa centrale. Il permesso di soggiorno per loro è una chimera. Vivono ammassati dentro vecchie masserie.

Guadagnano una manciata di euro al giorno che reinvestono quasi per intero per pagarsi un posto letto in queste case tugorio. Un giro d’affari consistente che arricchisce, forse, più i caporali che i padroni di casa. A Roma, il quartiere Cassia è quello dei Filippini e dei sudamericani. L’immigrazione del Niger, dalla Costa d’Avorio dal Senegal s’è radicata nel quartiere Pigneto. Ci sono i regolari, ma anche tanti, tantissimi, clandestini. Stesse case di Torino, di Foggia o di Milano. Stessi affitti: 300, 400 o anche 500 euro per un posto letto. E chi non trova una casa, o non ha denaro a sufficienza per strapagare un posto letto, si rifugia nelle fabbriche abbandonate. Almeno lì dentro non deve pagare nessuno.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ecco una sintesi del pacchetto sicurezza proposto da Maroni.
1- i cpt saranno trasformati in centri di detenzione temporanea
2-saranno istituiti nuovi cpt, in ogni regione e i tempi di trattenimenti si prolungheranno fino a 18 mesi
3- verrà dato un braccialetto elettronico a chi commette reati di minore entità ed è incensurato e in più gli sarà data detenzione domiciliare
4- controllo delle frontiere per limitare l'ingresso dei nomadi, in gran parte ROMENI
5- arresto ed espulsione immediata per chi si trovi in Italia clandestinamente
6-inasprimento delle pene per vari reati quali scippi, furti, danneggiamenti ecc ecc
7- la rapina in appartamento sarà un nuovo reato che sarà punito dai 4 ai 20 anni
8- stretta sui ricongiungimenti famigliari, verrà fatta la prova del DNA per far riunire solo i parenti più stretti.

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