mercoledì 15 ottobre 2008

TEPPISTI AGGREDISCONO UNIVERSITARI A FOGGIA

(AGI) - Foggia, 14 ott. - Cinque studenti universitari, tre israeliani e due foggiani, sono stati aggrediti da una quindicina di giovinastri incampucciati e armati di cinture. E' avvenuto ieri sera nelle vicinanze della parrocchia dell'Annunciazione alla Macchia Gialla, alla periferia di Foggia. Secondo le prime testimonianze, non si tratterebbe di un'aggressione di matrice politica perche' i teppisti gridavano ingiurie generiche senza alcun riferimento a nazionalita' o religione.
I cinque aggrediti avevano appena finito una partita a calcetto con altri studenti universitari foggiani quando sono stati accerchiati e presi a calci, pugni, cinghiate e bastonate. Medicati al pronto soccorso degli ospedali riuniti di Foggia, sono stati dimessi poco dopo.
I balordi se la sono data a gambe con l'arrivo della polizia che ha evitato il peggio. (AGI)

http://www.agi.it/bari/notizie/200810141952-cro-r012881-art.html

Come al solito i mass media escludono la matrice politica di questi episodi; non ci meravigliamo se anche questa volta gli aggressori vengono definiti "giovinastri", come se la loro vile azione possa essere giustificata come una ragazzata, come un eccesso adolescenziale che si può anche concedere perchè tanto la politica non c'entra niente. Minimizzare è la parola d'ordine che serve a rasserenare il clima e a non dare spazio, magari, alle "solite" manifestazioni contro lo squadrismo nostrano.
Noi non ci stiamo alla solita storiella preconfezionata; di sicuro gli incappucciati non hanno nozioni di teoria politica (e di sicuro neanche neuroni sufficenti) ma la dinamica dell'aggressione ha sicuramente matrice politica. Picchiare in branco (magari anche "ebrei") con cinture e bastoni non è pratica nuova, ed anche chi minimizza la conosce bene ma fa finta di niente. Tanto sono solo giovinastri...
rekkia

giovedì 2 ottobre 2008

Trattato sui postumi di una ronda

L’episodio: domenica notte, in viale XXIV Maggio, un ragazzo vaga senza una meta precisa. Ha bevuto, e questi sono affari suoi. Ma non è molesto, non disturba la pubblica quiete, non schiamazza. Ha in tasca qualche pennarello, forse anche una bomboletta spray. Ma non arreca fastidio al sonno del giusto che si gode la città. Una tranquilla città del sud, dove solo nell’ultima settimana la “Mala” ha fatto un morto e quattro feriti in tre diversi agguati. Il ragazzo ha i riflessi lenti. I due agenti della pattuglia lo individuano. Sono due felini, loro, agili e scattanti come in un film western. In pochi attimi sono addosso al protagonista della nostra storia. Una mano dietro la schiena, la faccia sul cofano della volante, la concitazione sedata con qualche colpo ben assestato, accompagnato da qualche epiteto gentile. In qualche secondo il giovane ha smesso di passeggiare baldanzoso, i tutori hanno vinto ancora, l’ordine è ripristinato. Segue l’accompagnamento in caserma. Il trofeo viene fatto accomodare e denudare. Non gli trovano nulla. Ma il gioco deve sempre valere la candela. E allora sono botte. Nei fianchi, sul torace, in faccia. Botte all’ubriaco, come passatempo per bilanciare una merdosa nottata di corvè. Gli altri carabinieri in servizio si uniscono alla pratica sportiva. È spassosa. E permette al tempo di passare velocemente, come un gioco da tavolo. Il ragazzo sbraita, incassa ma non ci sta. Chiama casa. Il padre arriva in un amen. Gli sbirri tornano galanti e servili, come in un servizio del tg1. Gente d’onore, in giro a rischiare il culo per noialtri perdigiorno. Gente tenace, che fa del suo meglio nonostante le paghe da fame, come dice Veltroni. Negano ogni addebito: il ragazzo è semplicemente agitato e se vuole fumarsi una bella sigaretta, loro sono disponibili anche a sorvolare sul divieto vigente nella caserma. Suo figlio ha precedenti, dice uno. E per dimostrare coi fatti la propria buona fede, straccia il verbale redatto. Il padre del ragazzo non abbocca: Siete stati poco furbi ad avergli lasciato tutti quei segni addosso. Il resto è storia d’avvocatura. Stop.

Immaginiamo le voci dei passanti: Non montate un caso dal nulla, adesso. Non buttatela sempre in politica. Il ragazzo era ubriaco…
E dunque? Dunque i due agenti della volante notturna avevano il sacrosanto dovere di sostituirsi alla patria podestà dei bei tempi e gonfiarlo di botte per riportarlo sulla retta via?
Vi rispondiamo pacatamente: evitate di romperci l’anima con questi sermoni. Che abbiamo la nausea di questi sceriffi pompati ad onore ed eroismo televisivo che sfogano la loro repressione in una scarica d’adrenalina sul primo cristo che gli capita a tiro. Nauseati dal lercio esercizio dell’abuso come unica affermazione di un potere effimero. Nauseati persino dal dover riferire con enfasi ciò che agli occhi di molti è pura prassi senza scalpore: un ragazzo ghanese ha denunciato i vigili parmensi per averlo pestato senza un perché. Quel che emerge e fa spettacolo, quel che affiora. Il resto è sepolto, come scorie tossiche. Ma tanto dovevamo, per coscienza e conoscenza: questo è successo a Foggia domenica notte. A 24 ore dall’ultimo delitto di mala. A 24 ore dall’appello delle forze di polizia: contro la mafia non bastiamo, ci vuole una rivolta morale della cittadinanza. Per l’appunto.

da "Laboratorio Politico Jacob
via Mario Pagano, 38 - Foggia
www.agitproponline.com"