giovedì 26 giugno 2008

Lavoro nero e migranti: un binomio moderno tra ricattabilità e sfruttamento


In tema di lavoro e di diritti del lavoro si sa che la Capitanata non è una stella che brilla ; anche se nel cielo del mondo del lavoro le stelle sono rare e lontane. Qui , dove già parlarne è , per certi versi, argomento tabù, è il lavoro nero, quello sottopagato e sfruttato, che la fa da padrone. Ci sono interi settori dell'economia sommersi, è questo, da una parte, vuol dire lauti guadagni per i caporali senza scrupoli e per gli imprenditori locali, ereditieri dell'antica mentalità latifondista ; dall' altra significa sfruttamento, precarietà, ricattabilità per chi con quel lavoro prova a viverci . Questo fenomeno, noto "herpes" locale, oggi riemerge prepotente e impunito, potendo attingere ad un "sarbatoio umano" sempre più vasto e disperato: in primis , ovviamente, quello dei migranti, disperati e ricattabili per eccellenza. Se n'è parlato ieri (25 giugno, nda) alla sede della CGL di Foggia, alla presenza di rappresantanti sindacali di categoria e di rappresentanti del circolo interculturale "BAOBAB" in una conferenza dal titolo: Lavoro e migranti . I settori più "neri" sono quello edile e quello agricolo , cantieri e campi sono i luoghi privilegiati dello sfruttamento, off limits per diritti del lavoro. Per quanto riguarda il settore agricolo esistono veri e propri tariffari "neri" su base " etnica ": si parte da 33 euro al giorno per gli italiani, 25 per i polacchi, 20 per i rumeni, fino a 2 euro " a cassone" per gli africani.
A seguito della legge contro il lavoro nero promossa dal governo Prodi, e a seguito dell' intensificazione dei controlli di polizia e ispettori del lavoro, gli imprenditori locali hanno fatto "emergere" parzialmente I propri lavoratori , registrando i loro nomi all'elenco anagrafico dell' IMPS. I datori dichiarano pochissime giornate lavorative , negando ai lavoratori la possibilità di usufruire di un minimo di previdenza sociale ( che scatta dopo 51 giornate). Attraverso questi è, però, possibile rilevare un' aumento degli stagionali stranieri da 4.986 a d oltre 15.000. Nel settore edile, invece, la gran parte dei lavoratori sono ancora autoctoni, solo 1000 sono i censiti stranieri nel settore , anche se si stima che ci siano altre 4000 lavoratori fantasma, soprattutto nelle cave di Apricena. Alle pessime condizioni di lavoro e salariali si deve aggiungere l'enorme emergenza abitativa per gli stranieri, che il più delle volte vengono alloggiati in case abbandonate, senza gli standard minimi di vivibilità (acqua e luce sono lussi inaccessibili).
Dall' incontro è emerso anche un fanomeno in crescita, quello della compravendita dei permessi di soggiorno stagionali. Dai paesi d'origine, attraverso loschi intermediari (i cosiddetti sponsor previsti dalla Bossi- Fini) , si possono aquistare a cifre astronomiche, che partono da 2.500 fino a 7000 euro, permessi e ottenere contratti di lavoro con tanto di vitto e alloggio incluso . Al momento dell' arrivo in Italia i migranti scoprono l'inganno, i fantomatici datori di lavoro e gli intermediari sono irreperibili e i documenti falsi. Dopo 8 giorni dall' arrivo e se non si ha un lavoro comincia ,per la legge, la triste via della clandestinità . Questo status è necessario al mercato del lavoro, sempre più al ribasso in meteria di diritti e salario. Clandestinità e lavoro nero sono un binomio sempre più necessario in tempi di crisi economica, e la paura dei "clandestini" , la paranoia collettiva della sicurezza, instillata nella gente oltre ad essere un' efficace strategia di distoglimento da argomenti scomodi , è anche
un comodo sotegno popolare per perpetuare una spirale di ricattabilità e sfruttamento necessaria a risollevare le sorti di un' economia sgangherata e irrazionale.

Lawedra

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