Estratti dallo studio della Nanodiagnostics srl sulla pericolosità dell'impianto di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (biomasse)da costruire in località Paglia nel comune di Manfredonia.
L'interesse della valutazione che segue è incentrato sulle polveri micro e nanometriche di natura inorganica (prodotte dall'impianto, ndr) e non su altri inquinanti che verranno trattati solo in modo marginale ed occasionale.
Il particolato organico generato da ogni forma di combustione, indipendentemente dalla sua natura, si comporta in atmosfera in modo tanto più omologabile a quello di un gas quanto minore è la sua dimensione e, alla stregua di un gas, viene inalato da uomini ed animali presenti nel territorio interessato.
Il particolato in oggetto è capace di transitare dagli alveoli polmonari al torrente circolatorio e, da qui, ad ogni organo e tessuto, dove viene sequestrato in maniera irreversibile.
Le polveri cadute a terra, inoltre, depositandosi su frutta, verdura, cereali, foraggio etc., si uniscono in maniera non raramente indissolubile a ciò che è alimento per gli uomini e gli animali. Una volta che queste materie particolate sono state introdotte nell'apparato digerente, possono subire sorte del tutto analoga a quelle inalate e, dunque, passare al sangue a da qui ad organi e tessuti con identiche conseguenze.
Numerose sono le patologie potenzialmente determinabili dal fenomeno descritto. Le polveri contenute nel sangue possono dare luogo a forme di trombosi embolizzante e a forme emboliche arteriose e conseguenti ictus o forme infartuali. Anche numerose altre patologie cardiovascolari, neurologiche e della riproduzione, tra cui forme di malformazione fetale, sono sospette, quando non responsabili accertate, di risalire ad un'origine da micro e nanoparticolato.
Queste particelle si formano nella maggioranza dei casi a seguito di processi di combustione e maggiore è la temperatura del processo, più piccola è la loro dimensione. Più le particelle sono piccole, più facilmente riescono a penetrare nell'organismo.
Le polveri primarie (quelle che escono dal focolaio-combustione) non sono biodegradabili. Le bonifiche tecniche non appaiono fattibili con le tecnologie di cui si dispone al momento e, almeno per qunto riguarda il particolato nell'atmosfera, nessuna tecnologia è stata proposta nemmeno in termini ipotetici. Un inquinamento di tale origine è da considerarsi irreversibile.
Le biomasse
Il termine "biomassa" è piuttosto generico, riferendosi ad una grande quantità di materiali e sostanze naturali di origine quanto mai eterogenea, omologabili reciprocamente per una comune matrice organica. Caratteristica inderogabile della biomassa è quella della sua rinnovabilità.
Il concetto fondamentale di rinnovabilità è quello di un bilancio almeno in pareggio tra ciò che viene consumato e ciò che viene reso contemporaneamente e continuamente per un nuovo impiego. Un'altra caratteristica della biomassa è che non deve presentare alcuna tossicità.
Gli usi possibili delle biomasse sono relativamente numerosi, andando dalla tradizionale combustione del legno per la produzione di calore, fino alla fabbricazione di carburanti quali il bioalcool o il biodiesel, o alla combustione in centrali termoelettriche per la produzione di energia.
Un altro uso può essere la trasformazione chimica in biogas, cioè prevalentemente metano, attraverso trattamento di scarti vegetali, liquami animali, fanghi di depurazione urbana etc.
Lo sfruttamento delle biomasse a fini di produzione energetica
Da millenni l'uomo usa biomasse - tranne rari casi, costituite da legname - bruciandole per scaldarsi e per preparare cibi. La pratica, pur non essendo classificabile come naturale, ha un impatto relativamente modesto sull'ambiente, se non altro a causa della quantità tutto sommato poco rilevante di materiale impiegato e, almeno per quanto è accaduto fino a non molti anni or sono, al fatto che quel combustibile proveniva da luoghi e siti a distanze assai ridotte.
La distanza tra luoghi di approvigionamento e luoghi in cui il materiale viene impiegato era di fatto irrilevante fino a che i trasporti avvenivano a trazione animale, ma, da un pò più di un secolo a questa parte, l'impiego di automezzi a motore ha cominciato ad indurre un inquinamento atmosferico di cui va tenuto ampiamente conto quanto si valuta l'inquinamento indotto. Di qui la necessità, oramai più che stringente, di disporre di fonti d'approvigionamento che siano possibilmente le più prossime alla destinazone finale.
Essendo la biomassa di origine animale piuttosto scarsa e limitandoci per questo ai vegetali, cui ricorre il progetto in questione, per forza di cose le masse necessarie non possono essere ottenute da fonti prossime al luogo d'impiego, se si desidera produrre energia in quantità di qualche rilievo. Di qui, il bisogno di mettere in opera un intenso sistema di trasporti per sua stessa natura inquinante e di ricorrere a coltivazioni apposite, con sottrazione di terreno agricolo per la coltivazione ben poco remunerativa di vegetali destinati alla distruzione e con l'impiego di fertilizzanti, quando non di pesticidi; sostanze che, come ovvio, non possono entrare nella composizione delle biomasse a pena di svuotare di significato la definizione stessa del termine e di obbligare a ricorrere ad acrobazie legali, scientificamente risibili ma da accettare obtorto collo per forza di legge.
Il combustibile da rifiuti
La legge (decreto 2 maggio 2006 del Ministero delle Attività Produttive pubblicato il 9 maggio 2006 sulla Gazzetta Ufficiale) consente l'impiego di combustibile da rifiuti di qualità elevata (CRD-Q) negli impianti di produzione di energia a biomasse con potenza termica nominale maggiore o uguale a 50MW (dunque non compreso nei limiti dell'impianto in esame che è dichiarato essere inferiore ai 50MW), e questo a condizione che si faccia contemporaneamente ricorso a combustibili consentiti dalle norme in vigore.
Questi combustibili da rifiuti vengono definiti "non pericolosi" sia dalla legge sia dai vari documenti consegnatimi per valutazione, una definizione a dir poco opinabile, stante il fatto, tanto noto quanto impossibile da contestare, che bruciare materiali, comunque li si voglia classificare e denominare, che contengano metalli pesanti di notissima tossicità tra cui Arsenico, Piombo, Cromo, Nickel, Mercurio, Cadmio e Tallio e che siano in condizione di generare legalmente composti organici quali diossine e furani non possono certo essere definiti "non pericolosi". A proposito delle diossine e, in particolare, della Tetra Cloro Dibenzo para Diossina (TCDD) che si forma per combustione di sostanze organiche in presenza di Cloro, si fa notare che, con l'avanzare e l'approfondirsi degli studi, l'Organizzazione Mondiale della Sanità diminuisce costantemente il valore di tollerabilità ed esposizione e cio che appare sempre più evidente è che per questa molecola non sia dosabile alcuna quantità tollerabile per l'organismo umano. Si ricorda che questa molecola ha tempi di eliminazione di diversi anni. Inoltre, nell'ambiente e nel terreno, la TCDD ha un tempo di dimezzamento che supera ampiamente il secolo e di questo va tenuto debito conto. La TCDD viene assorbita dagli esseri viventi per lo piùà per via digerente.
LE CONTRADDIZIONI
Nel documento VALUTAZIONI AMBIENTALI prodotto da Appia Energy Srl (commissionata dalla ditta appaltatrice?, ndr) nel marzo 2005, il CDR (Combustibile Derivato da Rifiuti) viene definito "privato delle sostanze percorritrici della potenziale formazione di diossine", poi si elenca il Cloro tra i componenti del CDR che verrà impiegato. Qualsiasi chimico sa che, Bruciando Cloro e prodotti organici insieme, la formazione di TCDD, la più aggressiva tra tutte le diossine, è inevitabile e, dunque, non è chiaro ome si possa sostenere un'affermazione simile che non ha alcuna base scientifica.
Inoltre, caratteristica del combustibile impiegato in impianti a biomasse deve inderogabilmente essere la sua rinnovabilità. Definire il combustibile da rifiuti come rinnovabile esce da qualsiasi razionalità e, se il suo uso è legalmente e burocraticamente ineccepibile, resta un'assurdità dal punto di vista scientifico.
La relazione del 14.04.2004 redatta dallo Studio Tecnico A. & T. di Manfredonia afferma che "le ceneri costituiscono la totalità dei rifiuti di processo dell'impianto".
La palese assurdità dell'affermazione, peraltro contraddetta, oltre che dalla letteratura scientifica e tecnica senza eccezioni, da tutta la documentazione consegnatami, compresa quella del costruttore stesso, fa pensare , o almeno, sperare che si tratti di un lapsus o di un malinteso.
Altrettanto stupefacente è un'affermazione come quella contenuta nel documento VALUTAZIONI AMBIENTALI della Appia Energy Srl del marzo 2005 dove si dice verbatim "Alla luce delle prestazioni ambientali finora mostrate dall'impianto con alimentazione a CDR, documentate dalle misure in continuo e dalle analisi discrete sulle emissioni, si può affermare che l'esercizio della Centrale non ha contribuito ad un peggioramento dell'esistente qualità dell'aria". Davanti ad una frase simile, non ci si può non interrogare sull'attendibilità delle indagini fatte, dato che è del tutto impossibile bruciare alcunchè, men che mai, poi, rifiuti, senza che questi entrino trasformati nell'ambientee senza che queste immissioni costituiscano un inquinamento, piccolo o grande che possa essere.
Così come sorprendente è l'affermazione contenuta nel documento Prog. BIO - 5 - IMPIANTO DI PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI IN MANFREDONIA - Loc. PAGLIA con Oggetto: Città di Manfredonia - Prot. N. 8033/31 del 21/06/2002 Osservazione alle risposte. Qui, al punto 2 TECNOLOGIA DI COMBUSTIONE, si afferma "vista l'assenza di zolfo e di suoi composti nei materiali utilizzati...". Credo sia sufficiente notare come parte delle tecnologie applicate dalla centrale sia proprio volta alla cattura di tale elemento, ovviamente contenuto in parte dei vegetali. Quando, poi, alle biomasse si sono aggiunti i combustibili da rifiuti, ecco che l'affermazione risulta ancora più infonfata e no può che giustificare seri dubbi sulla credibilità del documento.
Si descrive la sorte delle ceneri o, almeno, di parte di esse, Nel documento dell'ARPA Puglia del 31.01.2006 si parla di polveri trasportate con degli autocarri stagni, ma nulla si dice delle protezioni che dovranno difendere gli operatori altrimenti esposti a rischio d'inalazione (ma per lor signori le ceneri sono "non pericolose", quindi, non servono protezioni!!!!, ndr)
Sempre nel documento VALUTAZIONI AMBIENTALI della Appia Energy Srl si parla di polveri totali sospese (PTS) e di queste si tiene conto per valutare l'inquinamento da polveri indotto dall'impianto. Ormai è noto da anni che le PTS hanno una significatività pressochè nulla per quanto riguarda un possibile impatto sanitario. Dal punto di vista sanitario, sono le polveri fini e ultrafini, le PM1 o le Pm0,1 a dover esser considerate, e queste viaggiano su percorsi assai lunghi, fino alle particelle ultrafini che no si depositano sul terreno se non in minima parte, disponendosi con omogeneità su volumi di atmosfera e su territori ben più ampi di quelli delimitati dagli studi che mi sono stati consegnati.
Continuando nella disamina, a pag.3, punto e. della deliberazione della Giunta Regionale n.573 del 17.04.2003 si dice che il Consiglio Comunale di Manfredonia ha chiesto "che l'azienda si sottoponga alle procedure di screening per il VIA (Valutazione di Impatto Ambientale)", richiesta respinta come riportato a pag.6 dello stesso documento dove si scrive: "data la natura e la potenzialità dell'impianto proposto lo stesso non va sottoposto a VIA". Personalmente non dubito che questo sia quanto consentito dalla legge, ma non posso non sottolineare come tutto ciò sia in contrasto con la più elementare prudenza.
Mai, poi, si prende in esame il fenomeno dell'accumulo nei terreni del particolato costituito anche dai metalli pesanti. Tale particolato, per sua natura non biodegradabile, non può altro che accumularsi, mutando inevitabilmente le caratteristiche del terreno (composizione chimica e pH in primis)e non esiste nessun modo per stabilire a priori se quei mutamenti consentiranno che i terreni restino adatti per l'agricoltura e la zootecnia. Dunque il non eseguire una valutazione d'impatto ambientale significa RIFIUTARE il tentativo di conoscere le conseguenze della messa in opera dell'impianto.
Senza alcun particolare riferimento all'impianto in questione, poichè spesso la cosatruzione di questi impianti è legata a forti interessi economici di gruppi e di lobby, ciò che è scienza e buon senso per prassi viene bollato, pur senza disporre di alcun argomento a sostegno al di là del mero interesse di pochi, come "terrorismo", incorrendo così in un errore di semantica. Terrorista è chi attenta all'incolumità altrui e non chi cerca di porre rimedio alla situazione. A volte, invece, si parla di "allarmismo". Anche qui, si equivoca sul significato: non si tratta di allarmismo ma di allarme, un allarme che chi è a conoscenza dei fatti descritti sopra ha il dovere morale di dare.
Per finire, mi auguro che la coscenza dell'impegno che la classe politica chiamata a decidere ha assunto verso gli amministrati e, comunque, la ragionevolezza abbiano a prevalere su qulaunque altra considerazione e non si consenta la costruzione della centrale in oggetto.
venerdì 7 marzo 2008
Perchè non si può fare la Centrale Elettrica a Biomasse di Manfredonia.
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